- Sieger Koder, L’ultima cena
La pace è finita, andate a messa!
don Tonino Bello
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,11-17)
In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.
Mi lascio ispirare
I discepoli si ri-uniscono, dopo aver scacciato i demoni e aver annunciato in lungo e in largo il Regno. La folla si rad-una attorno a Gesù, dopo averlo (in)seguito.
Gesù benedice e spezza.
Spezza i discepoli, che sono di nuovo mandati tra la gente. E così spezza l’idea incrostata che si erano fatti di Dio, del capitano per cui combattere a spada tratta, del Dio che invece di libertà offre un’“identità” da difendere e per cui combattere.
Spezza la folla che viene divisa in gruppi. E così spezza l’omologazione, la folla fa sue le diversità che la abitano, le storie che l’attraversano e diventa comunità.
Spezza il pane, che può ora essere mangiato. E così oltre a essere acqua e farina, diventa Corpo di Cristo, per la Chiesa nascente.
E su tutte queste frazioni, Dio dice bene!
Allora, forse, più che nella moltiplicazione del pane, che viene diviso, il miracolo si svolge e si incarna altrove: nei discepoli, prima di tutto. Stanchezza e rassegnazione, che possono essere le nostre, li conducono a separare i gruppi: “noi” con Gesù, gli “altri” che provvedano a loro stessi… che spesso si presenta come la soluzione più semplice.
Gesù permette di mangiare insieme. Si tratta di mangiare lo stesso pane, ma in maniera diversa.
Dai discepoli impariamo che mettersi alla sequela non significa diventare uomini migliori, ma condividere quel frammento del tutto che ciascuno di noi porta… ed è qui, probabilmente, che la pace delle certezze viene meno e inizia la nostra messa, la nostra “frazione del pane”, la messa della Comunità!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione mi è capitato che la soluzione “migliore” si sia rivelata come il frutto di delusioni, amarezze, rassegnazione, ecc.?
Dove faccio difficoltà a “spezzarmi” per incontrare i bisogni di chi condivide la mia quotidianità? Cosa mi trattiene?
Cosa voglio “spezzare” oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Giugno
2019
Spezzato per noi, spezzato per tutti
commento di Lc 9,11-17, a cura di Matteo Palma