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Dio non salva dalla sofferenza, ma nella sofferenza; non protegge dalla morte, ma nella morte. Non libera dalla croce ma nella croce.
Dietrich Bonhoeffer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,26-16,4)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».
Mi lascio ispirare
Sono parole dure, quelle che Gesù rivolge ai suoi discepoli. E lo sono ancora di più se le inseriamo nel contesto in cui sono dette: i dodici sono radunati insieme a Gesù a Gerusalemme, la città in cui il Messia è ricercato per essere ucciso, e Giuda è appena uscito per consegnarlo ai suoi carnefici. In un momento di tale tensione, ci si aspetterebbe una parola di sostegno, un invito a non mollare. E c’è!
Però non si può nascondere la verità: i discepoli di Gesù, proprio perché hanno scelto di vivere come lui, non possono aspettarsi di passare attraverso un destino diverso dal suo. E non lo dice perché “vede il futuro”, ma piuttosto perché sa che il Vangelo è profondamente scomodo per chi lo ascolta – e spesso la soluzione è togliere di mezzo chi lo annuncia.
Se il cammino di Gesù passa attraverso la croce, anche quello dei suoi discepoli lo farà. Questo per noi è inaccettabile. Per questo motivo non ci si pensa, o non se ne parla, facendo finta che la croce non esista, o viviamo vite tiepide nella speranza di evitare sofferenze.
Siamo chiamati a guardare in faccia la realtà per quanto dura possa essere, chiamati a non scappare. Solo guardando ciò che ci “uccide” potremo vedere che, nascosto nella nostra storia, c’è già il Signore che opera, e che la resurrezione è vicina.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi impedisce di vivere come il Signore?
Quale paura di soffrire gli affido?
Da dove passa il mio cammino, accanto al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Maggio
2019
Vivere come lui
commento di Gv 15,26-16,4, a cura di Leonardo Vezzani SJ