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Quando siete felici fateci caso.
Quando siete felici non è sempre per caso,
anzi mai.
The Bluebeaters ft. Willie Peyote, Ancora un giorno
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15,1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».
Mi lascio ispirare
L’origine della parola “felice” è legata al concetto di fecondità: è felice l’albero che è fecondo, la terra che è fertile; in altre parole, è felice chi porta molto frutto.
È la stessa felicità che il Signore vuole per noi, ed è una felicità che non nasce dal nostro dover essere o dover fare qualcosa, ma semplicemente dallo stare in una relazione d’amore. Se tagliamo il canale della relazione, se non riconosciamo che non siamo noi stessi produttori di amore, ma che abbiamo bisogno in qualche modo dell’altro e dell’Altro, non possiamo che diventare dei rami secchi, incapaci di fruttificare.
Ma se abbandoniamo le resistenze, se rimaniamo nell’amore che ci viene dato, nelle piccole come nelle grandi cose della vita, allora anche le potature assumono un significato diverso, e dalle ferite possiamo vedere germogliare qualcosa di fertile, di fecondo, di felice.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione hai sentito che per essere amato dovevi essere tu a produrre, a fare, senza trarre la tua linfa dal tronco della pianta?
Quale ferita, quale ramo secco senti di portare davanti al Signore?
Quando hai riconosciuto di essere rimasto nell’amore, traendone energia?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Maggio
2019
La vite, la vita
commento di Gv 15,1-8, a cura di Rete Loyola (Bologna)