Ph. di Martina Pampagnin -
La luce si dona liberamente, riempiendo tutto lo spazio disponibile. Non cerca nulla in cambio; non chiede se si è amici o nemici. Si dà di per sé e non si risparmia mai.
Michael Straßfeld
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 12,44–50)
In quel tempo, Gesù esclamò: «Chi crede in me, non crede in me ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io sono venuto nel mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre. Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo. Chi mi rifiuta e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho detto lo condannerà nell’ultimo giorno. Perché io non ho parlato da me stesso, ma il Padre, che mi ha mandato, mi ha ordinato lui di che cosa parlare e che cosa devo dire. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico così come il Padre le ha dette a me».
Mi lascio ispirare
Vedere, credere, ascoltare: tre verbi che ci portano dal Signore Gesù al Padre. I primi due, in forma positiva, ci accompagnano proprio nell’itinerario al riconoscimento del Padre attraverso Gesù, proprio come la luce che rischiara le tenebre; sono un invito ad aprire gli occhi, il cuore e la mente su di lui, Gesù, perché possiamo scoprire sempre più profondamente questa relazione unica in cui il Figlio ci vuole inseriti, salvati. Inutile cercare chissà dove ciò che abbiamo a disposizione in Gesù.
Il terzo verbo, che di per sé sottolinea la sorte di chi non ascolta le parole di Gesù, quasi per paradosso diventa il veicolo di una delle più profonde affermazioni sulla missione di salvezza universale che Gesù vuole compiere. Questa missione in realtà non è che il desiderio profondo del cuore del Padre, che proprio Gesù è venuto a rivelarci.
Nulla da togliere, nulla da aggiungere a quanto Gesù ha manifestato, detto, rivelato. Sembra quasi un riassunto finale di quanto il Signore ha voluto dire e far comprendere a chi lo ha visto e seguito allora, ma soprattutto a chi lo legge e lo ascolta oggi, perché anche l’oggi di ciascuno di noi diventi il luogo del vedere e del credere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa hai rischiato di non ascoltare?
In che luogo chiedi luce, per poter vedere meglio?
Cosa ti manca, per credere con fiducia alla buona notizia?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Maggio
2019
Credere, vedere, ascoltare
commento di Gv 12,44–50, a cura di Lino Dan SJ