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Sei la mia schiavitù, sei la mia libertà.
Nazim Hikmet
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 16,9-15)
Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura».
Mi lascio ispirare
Il Signore è risorto, ma si fa fatica a credere che davvero sia tornato dal luogo da cui nessuno torna. Niente di strano, evidentemente: la resurrezione non è certo la prima ipotesi che si fa di fronte ad una tomba vuota.
Ma il rifiuto della resurrezione non ha come fondamento solo l’incredulità: in fondo in fondo c’è una parte di noi che spera che il Signore sia morto e rimanga tale. Per quanto il dono della libertà sia desiderabile, dentro di noi ci sarà sempre un’ombra che non vuole farci vivere liberi. Ci ritroviamo attratti da una vita di compromessi, di piccole schiavitù subìte in cambio di piacevoli sopraffazioni sull’altro, dall’evitare la fatica di un lavoro su di sé cercando qualcuno su cui scaricare la colpa delle proprie infelicità.
Una vita così diventa sopportabile, addirittura quasi desiderabile.
Ma se davvero Cristo è risorto, allora tutto questo salta: siamo messi di fronte al fatto che davvero vivere una vita come lui l’ha vissuta non è impossibile – anche se significa attraversare la croce.
Nel mondo ortodosso nel periodo di Pasqua i cristiani si salutano dicendo: “Cristo è risorto” e rispondendo “Veramente è risorto”. Quasi ad aiutarsi a vincere quella tentazione del cuore che ci bisbiglia: “Cristo è morto e speriamo rimanga così”. Se davvero il Signore non fosse risorto, potrei evitare di essere messo davanti alla possibilità di vivere libero, come desidera per me colui che ama. E non sentirei il peso della distanza che c’è tra la mia vita e la vita che mi mostra il risorto.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione ho preferito la morte alla vita?
Quale sepolcro ho paura di trovare vuoto?
Dove sono chiamato a proclamare il Vangelo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Aprile
2019
Paura della libertà
commento di Mc 16,9-15, a cura di Leonardo Vezzani SJ