- Arcabas
Fermezza di fronte al destino, grazia nella sofferenza, non vuol dire semplicemente subire: è un'azione attiva, un trionfo positivo.
Thomas Mann
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 24,13-35)
Ed ecco, in quello stesso giorno, [il primo della settimana], due [dei discepoli] erano in cammino per un villaggio di nome Èmmaus, distante circa undici chilometri da Gerusalemme, e conversavano tra loro di tutto quello che era accaduto. Mentre conversavano e discutevano insieme, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano impediti a riconoscerlo. Ed egli disse loro: «Che cosa sono questi discorsi che state facendo tra voi lungo il cammino?». Si fermarono, col volto triste; uno di loro, di nome Clèopa, gli rispose: «Solo tu sei forestiero a Gerusalemme! Non sai ciò che vi è accaduto in questi giorni?». Domandò loro: «Che cosa?». Gli risposero: «Ciò che riguarda Gesù, il Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i capi dei sacerdoti e le nostre autorità lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e lo hanno crocifisso. Noi speravamo che egli fosse colui che avrebbe liberato Israele; con tutto ciò, sono passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; si sono recate al mattino alla tomba e, non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati alla tomba e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto». Disse loro: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti! Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?». E, cominciando da Mosè e da tutti i profeti, spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi, perché si fa sera e il giorno è ormai al tramonto». Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. Ed essi dissero l’un l’altro: «Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre egli conversava con noi lungo la via, quando ci spiegava le Scritture?». Partirono senza indugio e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli altri che erano con loro, i quali dicevano: «Davvero il Signore è risorto ed è apparso a Simone!». Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l’avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Mi lascio ispirare
I discepoli si stanno allontanando da Gerusalemme: come ridestatisi da un sogno, sono stati riportati bruscamente alla realtà dagli eventi che hanno appena vissuto. Ci avevano creduto, avevano sperato, si erano illusi… Quel loro maestro era stato così convincente che ci sono cascati in pieno. Ora è tempo di ritornare alla visione cinica di sempre e cercare di sopravvivere come si può. Quante volte capita anche a noi di risvegliarci con una doccia fredda alla dura realtà! E ci auto-accusiamo di essere stati troppo avventati e sempliciotti nel credere che le cose potessero cambiare. A volte ci convinciamo persino di meritare la sofferenza che stiamo vivendo a causa della nostra ingenuità. Con la promessa che la prossima volta staremo più attenti a non cascarci.
Eppure, un pizzico di rimpianto rimane. Sarebbe stato bello poter credere fino in fondo al cambiamento che stava avvenendo. Il cuore era aperto e disponibile, sollecito alla lode e all’apprezzamento, desideroso di spendersi con generosità, pronto a chiedere perdono e a concederlo. Ora invece è chiuso, sulla difensiva, lamentoso e giudicante. Come è possibile vivere bene così? Gesù aiuta i suoi discepoli — e quindi anche noi — a rileggere gli eventi in modo più attento e ci insegna che molta della sofferenza che viviamo dipende dal modo approssimativo con cui guardiamo la realtà.
Il cambio di prospettiva fa ardere il cuore dei discepoli: hanno finalmente compreso che ciò che hanno vissuto può essere riletto come esperienza di redenzione. Acquisiscono consapevolezza che la croce è elemento essenziale per il loro riscatto e vedono che il Salvatore è già all’opera, lì, in quel momento. Così diventano uomini adulti, capaci di prendere in mano la loro vita e diventarne protagonisti. Tutta un’altra storia… Non sono più spaventati dai fatti di Gerusalemme e non hanno più bisogno di scappare. La loro alternativa sarebbe stata quella di continuare a piagnucolare in eterno, in attesa di un salvatore… che non sarebbe mai arrivato perché non visto.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali docce fredde ti sono capitate nella tua storia?
Quanto tempo spendi a lamentarti per quello che ti è successo, ostinandoti a leggere la realtà in modo dolorifico?
Quando ti è capitato di leggere la realtà come occasione di riscatto e hai deciso di prendere in mano la tua vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Aprile
2019
La realtà non è sempre come la pensi. O forse sì…
commento di Lc 24,13-35, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ