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L'ego è l'angolo tenebroso in cui i raggi dell'intelletto non riescono a penetrare, è l'ultimo nascondiglio dell'ignoranza, che così si ripara tranquillamente dalla luce. Quando questo covo viene scoperchiato, l'ignoranza svanisce come brina al sole. In effetti, l'ignoranza e l'idea dell'ego sono la stessa cosa.
Daisetsu Teitarō Suzuki
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (sabato santo)
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Mi lascio ispirare
Il sabato santo è il giorno della sospensione. I discepoli prendono contatto con la propria solitudine. Il loro maestro non c’è più. Con lui se ne è andata anche la possibilità di pensare l’esistenza umana in modo nuovo. L’unico slancio trepidante è quello delle donne che attendono il giorno dopo per imbalsamare il suo corpo e sigillarlo definitivamente nella non-vita.
Il sabato santo avviene ogni volta in cui succede qualcosa che ti cambia la vita e interiormente non hai categorie per accogliere la nuova realtà. Tutte le aspettative si sono già infrante. Tutti gli schemi rassicuranti sono già crollati. Rimangono solo le macerie, e un silenzio pieno di vuoto, riempie l’animo. Non sai cosa fare, non sai come abitare quella nuova realtà che però è già iniziata. Brucia il pensiero che nulla non sarà più come prima.
Il sabato santo è un momento necessario. Ti mette in contatto con le parti più remote di te. Ti costringe a scendere in quelle parti di te che non sei abituato ad abitare. Si riattivano le ferite che pensavi di aver superato. È una sensazione scomoda e fastidiosa, anche perché sai che non sei finito lì per caso. Sai che prima o poi sarebbe successo. Come se fossi stato chiamato a essere lì, a presentarti a questo appuntamento.
Puoi starci a occhi chiusi, rifiutandoti ostinatamente di guardare. Piangi su di te nella disperazione e ti lamenti che sia successo proprio a te. Così il pianto prolunga l’agonia del sabato santo, quasi che tu voglia dimostrare a Dio la sua impotenza nel volere per te una vita felice: “È questa la promessa che mi avevi fatto?”.
Oppure, puoi incominciare ad aprire gli occhi per scorgere, seppur in modo fievole, un barlume di vita pura che sorprendentemente ti appartiene. E che sei stato portato lì per accorgerti che finalmente ora puoi usare quell’energia vitale. Perché nel sabato santo non sei morto tu, si è frantumato il tuo ego, quella parte di te che ti impediva di vivere una vita piena. E allora la morte comincia ad avere il sapore di una salvezza…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali circostanze della vita hai vissuto il tuo sabato santo?
Come hai abitato quel momento?
In che modo si è frantumato il tuo ego e sei entrato in contatto con la tua energia vitale?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Aprile
2019
Il sabato necessario
commento di sabato santo, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ