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Non è pretenzioso sognare in grande e non è nemmeno un peccato. Semmai il vero peccato consiste nel sopravvivere.
Marcello Mondello
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 5,1-16)
Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare. Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo. Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.
Mi lascio ispirare
È arrivato vicino alla Porta delle Pecore, l’unica porta consacrata, l’unica che porta verso il Tempio. È arrivato nella piscina, la piscina le cui acque possono guarirlo, da cui può ricominciare il suo cammino. La direzione è chiara, eppure si è fermato alla soglia, sotto un portico. Le forze lo hanno abbandonato e nessuno lo vuole aiutare.
Vede le persone tuffarsi tra le onde guaritrici, le vede continuare la vita e il cammino mentre lui sta fermo, in un limbo di debolezza, ormai invisibile agli altri, mentre impara a convivere con le sue ferite, impara a ignorarle e seppellirle sotto uno strato di apatia, di giustificazioni, impara a sopravvivere senza nessun altro e a dirsi che in fondo va bene così.
A un tratto però, un uomo arriva tra i portici, si guarda intorno tra i malati e vede lui, che era invisibile a tutti. Egli lo sceglie e mentre si avvicina i suoi occhi profondi lo scrutano, vedono tutto di lui. Gesù chiede: “Vuoi guarire?”. Questa sola domanda rimette in discussione la sua vita, la nostra vita. “Sei pronto a ricominciare? Sei pronto a lasciare una vita di sopravvivenza e a cominciare la vera vita? Sei pronto a lasciare le tue ferite?”. Non sa se è pronto, le onde della piscina ormai gli fanno paura, e il suo mondo è stato piccolo per così tanto tempo. Cosa potrebbe fare in un mondo così grande?
Di nuovo l’uomo dagli occhi profondi risponde alle domande che aveva fatto solo con il cuore: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina”. È il primo passo, quello che sembra il più ovvio, ma è l’unico che può portarlo oltre la soglia, è l’unico che può fare iniziare un cammino rimasto fermo per tanto tempo.
Non ho bisogno di tuffarmi in acque agitate o di fare qualcosa al di fuori delle mie forze. Ho bisogno solo che Gesù mi veda e mi ami. Il suo amore basta a darmi le forze per fare il primo passo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione ho pensato che ormai non c’era più speranza di uscire dalle mie dinamiche di peccato?
Quando il suo amore mi ha dato la forza e il coraggio di fare qualcosa di nuovo?
Qual è il primo passo che posso fare per rimettermi in cammino nella fede, nell’amore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Aprile
2019
Sulla soglia della vita
commento di Gv 5,1-16, a cura di Gloria Ruvolo