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Affinché il nostro desiderio infinito di giustizia possa essere colmato, occorre un giudice che adempia a queste tre condizioni: essere il signore della Storia; conoscere il segreto dei cuori; e operare per la riconciliazione e non per la distruzione.
Fabrice Hadjadj
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5,20-26)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!».
Mi lascio ispirare
«Ma io vi dico». Siamo di fronte alla sfida che Gesù pone a coloro che hanno deciso di ascoltarlo e seguirlo. Non sostituisce, completa, ovvero rende pieno.
Gesù qui vuole rendere piena la giustizia con l’invito a non fermarsi all’essenziale. Non basta il principio dell’equilibrio, del non far male. Il vero valore aggiunto è considerare il fratello, sempre e comunque, qualcuno con cui si è in relazione profonda, qualcuno che non è un minus habens; pertanto anche il catalogarlo, il giudicarlo, diventano luoghi in cui si compie un’ingiustizia, luoghi in cui ci si arroga un diritto che non è nostro. Diventano modalità in cui la relazione viene negata: ecco perché Gesù è tanto severo nel condannare tale atteggiamento.
L’enfasi viene posta sulla relazione come qualcosa da salvaguardare a qualunque costo: se anche di fronte al tuo rapporto più sacro con il Signore (il portare l’offerta all’altare) sei chiamato prima a ricostruire il rapporto con chi ha qualcosa con (contro di) te, allora vuol proprio dire che per Gesù la modalità della relazione con l’altro indica in modo unico la modalità della relazione con Dio: solamente tenendo entrambe le dimensioni – anzi, trovando in quella umana i segni di quella divina – si è veramente aperti ad accogliere il magis del Regno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale sfida mi ha posto Gesù, quando ho deciso di seguirlo?
Quando mi sono fermato alla superficie?
Quali relazioni voglio rinnovare, per poter rinnovare anche la relazione col Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Marzo
2019
Ma io vi dico
commento di Mt 5,20-26, a cura di Lino Dan SJ