-
Le posso anche dire: perdonatemi... Perdonatemi? io domandar perdono? a una donna? io...! Ah, eppure! se una parola, una parola tale mi potesse far bene, levarmi d’addosso un po’ di questa diavoleria, la direi; eh! sento che la direi. A che cosa son ridotto! Non son più uomo, non son più uomo!
Alessandro Manzoni, I Promessi Sposi, cap. XXI [l’innominato]
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 5,27-32)
In quel tempo, Gesù vide un pubblicano di nome Levi, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi!». Ed egli, lasciando tutto, si alzò e lo seguì. Poi Levi gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C’era una folla numerosa di pubblicani e d’altra gente, che erano con loro a tavola. I farisei e i loro scribi mormoravano e dicevano ai suoi discepoli: «Come mai mangiate e bevete insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Gesù rispose loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori perché si convertano».
Mi lascio ispirare
Il banco delle imposte era il posto dove ogni giorno si poteva trovar Matteo. Le persone probabilmente erano accalcate davanti a lui in una fila piena di ansie, debiti da saldare, ricatti da rispettare, e lui deve esser stato presissimo dal solito gioco di conti e ricalcoli, controlli, piccole minacce e grandi do ut des.
Ma è Gesù che parte, lo vede e gli parla: «seguimi». Come può una parola così piccola, così irrazionale, aver fatto breccia nel cuore di un incallito usuraio? Matteo era inchiodato al suo ruolo dai continui sguardi di paura e di odio che gli venivano rivolti; sappiamo quanto a fondo può incidersi su di noi il giudizio dell’altro, fino al punto di farci dimenticare chi siamo, costringerci ad una logica di difesa, potere, sopravvivenza.
Gesù invece non guarda al denaro che ha in mano o al posto in cui siede, ma lui e lui soltanto, con immenso amore. Nel calore di quello sguardo Matteo sperimenta la memoria del suo sé più vero, la promessa di una vita libera dai muri nei quali si era dovuto ingabbiare per tenere in piedi la sua personalità.
Allora alzarsi e seguire Gesù non è uno straordinario atto di eroismo, ma l’unica via di fuga dai nostri paralizzanti “banchi delle imposte”. Tanto più che il luogo dove Matteo lo segue è… Casa propria! Lo stesso banchetto, gli stessi, corrotti, amici di prima. Liberiamoci dall’immagine di un Dio che ci impone di essere sempre oltre, più in là, in un luogo diverso: la sua chiamata è innanzitutto a essere pienamente noi stessi qui dove siamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il banco delle imposte che mi ingabbia?
In quale luogo malato della mia vita chiedo a Gesù di intervenire come medico?
«Lasciando tutto, si alzò e lo seguì». In quale esperienza simile ricordo di aver trovato vita in passato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Marzo
2019
Vieni via
commento di Lc 5,27-32, a cura di Samuele Adorno