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Per mantenere la nostra dignità, bisogna non rinnegare la nostra umanità.
Philippe Di Folco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 9,22-25)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?».
Mi lascio ispirare
Parole dure, misteriose. Cosa vorranno dire? Cosa vuol dirmi il Signore, oggi?
Apro il dizionario: rifiutare significa non accettare; rigettare significa respingere con più o meno forza e rinnegare è non riconoscere come suo, non riconoscersi.
Negazione, distanza – un primo senso emerge. Forse Gesù ci chiede di allontanarci da noi stessi, di alzare lo sguardo verso la sua croce per essere guariti dalla nostra. In questo modo, cambiando prospettiva, assimiliamo la sua maniera di accostarsi alla realtà e alla vita, impariamo a seguirlo. Man mano scacceremo le false immagini che abbiamo di Dio, degli altri e di noi stessi. Lentamente, la morte regredirà.
Opposizione, relazione, realtà – una seconda linea appare. I termini, anche se negativi, sono in opposizione, sono quindi sempre confluenza di due persone, di due realtà. Da un lato: Gesù, con la sua vita che non nasconde le ferite; dall’altro: noi, i discepoli, gli altri, la folla. La parola crea un legame, la tensione una relazione, la decisione una promessa: camminare insieme malgrado la difficoltà, guadagnare il vero premio che sta nella speranza di una vita che non smetterà né di fiorire nelle tenebre né di illuminare di gioia la nostra esistenza. Lui c’è.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quand'è che giocando al supereroe tento di salvarmi da solo?
Che cosa significa per me seguire il Signore Gesù?
Quale croce mi pesa sulle spalle oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
7
Marzo
2019
Scelgo: ti seguo!
commento di Lc 9,22-25, a cura di Virginie Kubler