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Saper cogliere il sale della vita in episodi che per altri sono solo seccature.
Muriel Barbery
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 9,41-50)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiunque vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare. Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue». Perché ciascuno sarà salato con il fuoco. Buona cosa il sale; ma se il sale diventa senza sapore, con che cosa lo salerete? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri».
Mi lascio ispirare
Gesù oggi lascia un segno che libera radicalmente ogni comportamento, ogni relazione.
La pace che discende dall’andare oltre, dal superare i moralismi e le pre-sunzioni, rende capaci di as-sumersi in prima persona la gestione dell’ordine nella propria vita e la sapiente cura del tempo che necessita il cammino altrui.
La correzione fraterna nei confronti degli altri diviene dunque semplice esempio, che si realizza senza alcuna forma di giudizio, mediante un serio lavoro su se stessi. Un comportamento aderente a ciò in cui si crede come bene maggiore per se stessi si rivela allora l’unico giudizio fertile sulla vita e rappresenta il maggior insegnamento – ben più di altisonanti rimproveri.
Di conseguenza nasce il perdono lì dove si conosce in profondità la grandezza dei propri limiti e la fatica nell’accettarli, quindi nel trasformarli in occasioni di crescita.
Questa è l’acqua che si può ricevere e dare nel nome di Cristo, acqua che bagna la sete causata dal sale delle nostre fatiche e delle fatiche altrui nel vivere da salvati e risorti, non per meriti contingenti, ma per grazia divina.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Dove nella mia vita e nei miei comportamenti c’è bisogno d’un pizzico di “sale” in più?
In quali situazioni della mia vita e in quali relazioni è necessario versare dell’”acqua”?
Quando col giudizio ho soffocato la possibilità della testimonianza e del perdono?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Febbraio
2019
Come rocce bagnate dal mare
commento di Mc 9,41-50, a cura di Rete Loyola (Bologna)