Apri i tuoi occhi ed il cuore
guarda nel volto di ogni fratello
e vedrai te stesso riflesso
dentro il suo sguardo adesso
abbatti i muri che ci separano
e tendi la mano.
Le mani al servizio del cuore, inno MEG 2001.
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 9,30-37)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».
Mi lascio ispirare
Quante volte ci capita di fare come i discepoli: seguiamo Gesù, quasi in automatico, non capiamo quello che dice e abbiamo paura di fargli delle domande. Ma Gesù conosce gli interrogativi del nostro cuore e decide di venirci incontro, di risponderci.
E, ancora una volta, la sua risposta è sconvolgente e, a prima vista, sembra quasi paradossale: “Se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti”. È qualcosa che trascende la razionalità e ci lascia spiazzati. Com’è possibile che per essere il primo, il più forte, debba farmi piccolo e debole?
Eppure la (non)logica di Gesù è questa! Affidandoci a lui, la nostra debolezza diventa forza, la nostra povertà diventa ricchezza, la nostra piccolezza diventa grandezza. Egli trasfigura il nostro peccato e lo fa diventare amore. E ci invita a fare come lui, ad imitarlo: ci chiede di accogliere un bambino, ovvero chi è più piccolo e debole di noi, e di essere capaci di riconoscere Dio in lui.
Chiediamo la grazia di poter trovare il Signore nella nostra vita, di riconoscere il suo volto in ogni persona che incontriamo ogni giorno, senza chiuderci all’altro, sapendo accogliere ed amare chi è più piccolo di noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione Gesù mi è venuto incontro, benché io avessi paura?
Quando sono riuscito a farmi ultimo?
Chi è più piccolo di me, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Febbraio
2019
La (non)logica dell’amore
commento di Mc 9,30-37, a cura di Pietre Vive (Roma)