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Il mediatore fra il cervello e le mani deve essere il cuore!
Metropolis
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.
Mi lascio ispirare
Il nostro sguardo è spesso frenetico, insicuro, a volte cerchiamo di evitare il contatto con ciò che non è gradevole alla vista – per l’incapacità del nostro cuore di aprirsi, dilatarsi, emozionarsi, provare compassione (letteralmente «provare sentimenti insieme»).
Il nostro cuore si secca perché il nostro sguardo, perdendosi, non vede più l’essenziale. Molte volte ci diciamo «voglio avere lo sguardo fisso su Gesù», «voglio vedere il Tuo volto» – ma quel volto che è davanti a noi passa inosservato.
Quell’uomo che sta in disparte, isolato, incapace di aprire la mano non merita il nostro sguardo, non è degno di essere al centro della nostra attenzione. Meglio lasciarlo nella penombra, perché la sua mano rischia di riflettere il nostro cuore, incapace di aprirsi e palpitare.
Lo sguardo di Gesù va proprio a quell’uomo, lo mette al centro, ne riconosce il volto e l’esclusione. Il cuore di Gesù è capace di umanità, di compassione: sente il dolore dell’altro. Riconosce la rassegnazione di chi ha paura di farsi avanti per non essere deluso.
Gesù offre l’occasione, il sostegno, e il coraggio a quest’uomo. E nel dare attenzione, dà vita, riconoscendo il volto di Dio che gli è davanti, facendo palpitare il proprio cuore e quello dellʼaltro. Nel dire «alzati, mettiti nel centro, tendi la tua mano» Gesù ridona la capacità di aprirsi alla vita, all’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Dove si ferma il mio sguardo?
Il mio cuore è capace di sentire ciò che lʼaltro sente?
Chi voglio mettere al centro oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Gennaio
2019
Col cuore in mano
commento di Mc 3,1-6, a cura di Claudio Rajola SJ