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Chi vuol muovere il mondo, prima muova se stesso.
attribuita a Socrate
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,35-42)
In quel tempo, Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove abiti?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone, e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia (che significa il Cristo)» e lo condusse da Gesù. Gesù, fissando lo sguardo su di lui, disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; ti chiamerai Cefa (che vuol dire Pietro)».
Mi lascio ispirare
Un nuovo inizio è segnato dallo “stare-in-movimento”.
Gli esempi ci aiutano a vivere e, nonostante ci siano di grande insegnamento più di tante parole, ad un certo punto anche non bastano, ci portano a scoprire la necessità di qualcosa che li supera: l’esperienza diretta. Ad un certo punto bisogna fissare lo sguardo su quello che ci passa innanzi ed entrare in relazione, di giorno in giorno, nei nostri luoghi abituali.
È proprio nel contesto quotidiano – nella dimora, luogo più intimo per la persona – che i discepoli fanno esperienza della presenza, intuiscono le abitudini, la cura per le cose e per gli altri, il semplice stile di vita che anch’essi cercano, quello stile che salva.
Innanzitutto il mettersi in ascolto, il successivo “con-muoversi”, il vedere e stare nell’esperienza e nella relazione portano all’incontro e all’annuncio che restituiscono all’essere umano la propria originale identità.
La vita dunque diviene esperienza di preghiera e testimonianza di salvezza per tutti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Immagino passare un uomo di nome Gesù, lo seguo e visito la sua casa, come la immagino?
Cosa in quella casa mi ricorda la mia vita?
A chi posso raccontare quello che ho scoperto in quella casa o quale comportamento posso assumere che ne dia testimonianza anche tacita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Gennaio
2019
Mi casa es tu casa
commento di Gv 1,35-42, a cura di Mounira Abdelhamid Serra