Qualunque fiore tu sia, quando verrà il tuo tempo, sboccerai.
Prima di allora una lunga e fredda notte potrà passare.
Anche dai sogni della notte trarrai forza e nutrimento.
Perciò sii paziente verso quanto ti accade e curati
e amati senza paragonarti o voler essere un altro fiore,
perché non esiste fiore migliore di quello che si apre nella pienezza di ciò che è.
E quando ciò accadrà, potrai scoprire che andavi sognando
di essere un fiore che aveva da fiorire.
Daisaku Ikeda
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,67-79)
In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace».
Mi lascio ispirare
Zaccaria è a un punto di svolta nella sua vita. Alla vista del figlio appena nato, qualcosa cambia dentro di sé e le persone intorno a lui se ne accorgono. C’è un’intima connessione tra ciò che viviamo interiormente e ciò che si vede dal di fuori. Zaccaria non solo ricomincia a parlare, la sua lingua si scioglie in una benedizione che origina dalla rilettura della sua storia. Cioè la sua storia diventa occasione per benedire Dio qui, adesso.
Quell’evento, contemplato nel silenzio del suo mutismo, è come una torcia che accendendosi, inaspettatamente illumina con luce nuova la memoria di Zaccaria. Ora scorge nuove connessioni, prima non visibili: scompare lo sguardo cupo, privo di speranza, rassegnato. Al suo posto, uno sguardo luminoso, aperto, riconoscente. Eppure la sua storia è sempre la stessa: è cambiato “solo” il modo di guardarla. E dalla sua bocca esce una benedizione perché adesso, nell’istante presente, Zaccaria vede custodita tutta l’intera storia, sua e del popolo di Israele, passato e futuro insieme: ora il presente può essere goduto come tempo della pienezza. E il gusto riaffiora.
Ogni evento che ci capita – per quanto bello o drammatico – può essere occasione per ricontattare la nostra storia con rinnovato stupore. Ma non basta. Ci sono voluti nove mesi di contemplazione silenziosa perché Zaccaria riconoscesse il compimento della promessa. Durante quel tempo, il silenzio ha purificato le sue false aspettative e gli ha rivelato il suo desiderio più profondo. Perché non è scontato che conosciamo ciò che realmente vogliamo. Da quel momento, Zaccaria sarà un sacerdote diverso per il suo popolo. Il nostro rinnovato stare al mondo diventa benedizione, per me, per gli altri, per tutti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali momenti della tua vita la tua lingua si è sciolta in una benedizione?
In questo istante, il tuo cuore è aperto alla benedizione o è chiuso nel mutismo?
Sai davvero ciò che stai desiderando?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Dicembre
2018
Questione di prospettiva
commento di Lc 1,67-79, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ