Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati: vale a dire vogliamo qualcosa dall’altro invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza.
Milan Kundera
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,16-19)
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Mi lascio ispirare
A volte ci comportiamo come dei bambini che fanno i capricci perché non ottengono quello che vogliono. Pretendiamo che gli altri stiano ai nostri giochi manipolatori e quando osano sottrarsi facciamo gli offesi e ci indigniamo, scaricando su di loro la colpa del nostro malessere. Con tutto quello che abbiamo fatto per loro!
In realtà, non siamo contenti neppure quando gli altri fanno quello che chiediamo. C’è sempre qualcosa fuori posto, qualcosa che stona. Comunque l’altro si ponga di fronte a noi, sbaglia. Quando questo capita, siamo preda di bisogni irrealistici, infantili, capricciosi. Sono quei bisogni riconoscibili dal tono pretenzioso che assumiamo per affermarli, come se il mondo fuori di noi dovesse adattarsi istantaneamente per soddisfarli. Come se tutto ci fosse dovuto. Come se la nostra felicità dipendesse dal contesto in cui viviamo e non dal nostro modo di starci dentro.
Il vero problema non è come si pone l’altro di fronte a me, bensì come mi pongo io di fronte a me stesso. Questi bisogni sono infantili perché crediamo come bambini che debbano essere gli altri a prendersene cura e ci rifiutiamo di assumercene noi stessi la responsabilità che deriva dall’essere adulti.
La sapienza di cui parla Gesù è la sapienza della croce, che smaschera i nostri tentativi di indossare la maschera di vittima e invita a riconoscere che l’amore che reclamiamo dal mondo già ci è stato dato. Il suo sacrificio ci rende creature nuove capaci di amare a partire da quello che siamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono i miei bisogni che spesso scarico sugli altri?
Quali risorse potrei attivare per prendermene cura io stesso?
Come significa, per me, essere adulto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Dicembre
2018
Capricci d’adulto
commento di Mt 11,16-19, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ