Cenerai bene a casa mia, o mio Fabullo,
fra pochi giorni, se gli dei ti favoriscono,
se porterai con te una cena buona e grande,
non senza una bella ragazza
e vino e sale e tutte le spiritosaggini.
Se porterai queste cose, dico, carino mio,
cenerai bene; infatti il portafoglio
del tuo Catullo è pieno di ragnatele.
Catullo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti»
Mi lascio ispirare
Sappiamo bene che aprire la propria casa per condividere la tavola e il cibo con altre persone è qualcosa di molto intimo. Di solito lo facciamo con i familiari, con gli amici più vicini o con una persona che abbiamo incontrato da poco e che desideriamo conoscere meglio… Il più delle volte lo facciamo per la gioia di stare insieme, qualche volta per il senso del dovere o il calcolo di un tornaconto.
Anche Gesù conosce tutto questo, molto spesso i Vangeli ci raccontano di pranzi con i discepoli e gli amici di Betania, con i farisei o i pubblicani. E allora che cosa vuol dire quando si rivolge al capo dei farisei che lo ospita suggerendogli di invitare poveri, storpi, zoppi, ciechi quando offre un banchetto? Per motivare le sue parole, Gesù fa riferimento alle mani vuote con cui giungono questi uomini e queste donne: non portano nulla con sé, «non hanno da ricambiarti».
Ma, a pensarci bene, la loro presenza è già un dono, perché accogliendoli accogliamo il Signore e così facendo davvero apriamo la nostra casa, la nostra vita a un sovrappiù inatteso. E anche chi ci è vicino se ne accorgerà.
A noi, oggi, non resta che capire chi sono i poveri, storpi, zoppi e ciechi da invitare a pranzare; e forse non è necessario guardare troppo lontano, potrebbe essere l’amico del gruppo preso in giro da tutti, l’anziano parente che tutti evitano…
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale senso ha per me condividere i pasti?
Chi sono per me i poveri, storpi, zoppi, ciechi?
Quale spazio ha l'eucarestia nella mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Novembre
2018
Indovina chi viene a cena?
commento di Lc 14,12-14, a cura di Giuseppe Riggio SJ