Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene e i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi.
Sant’Agostino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,1-9)
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
Mi lascio ispirare
I settantadue erano gente comune. Gente che ascoltando le parole di Gesù ne è rimasta toccata. Gente in cui si è riaccesa la speranza che è possibile vivere insieme, in modo più bello. Gente che ha percepito che il mondo non si cambia con la prepotenza, con l’imposizione, con la legge del più forte, bensì cambiando se stessi e il proprio atteggiamento di fronte al mondo.
Non araldi e soldati pronti a combattere, bensì gente disarmata, indifesa, innocua: gente che porta la pace. Gente disposta a uscire dalle proprie sicurezze per andare incontro all’altro nella sua solitudine, nelle sue fatiche, nei suoi bisogni, nelle sue ferite. Gente mossa dall’empatia e dalla compassione. Gente disposta a incontrare l’umanità dell’altro e a lasciarsi commuovere da quello che l’altro vive.
E’ così che gli affamati si sfamano e i malati guariscono: ricevendo vicinanza, ascolto, accoglienza, comprensione, amore. Ed è così che portando queste cose, guariamo anche noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
E tu, a quale tipo di gente vuoi appartenere?
In quali situazioni hai toccato con mano l’umanità dell’altro?
In che modo riveli la tua umanità al mondo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Ottobre
2018
Portatori sani di umanità
commento di Lc 10,1-9, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ