Il peso del mondo è amore. Sotto il fardello della solitudine, sotto il fardello della insoddisfazione, il peso, il peso che trasportiamo, è amore.
Allen Ginsberg
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11, 42-46)
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».
Mi lascio ispirare
Gesù si è preso i nostri pesi e si è addossato le nostre malattie. Accostandosi a una persona fiaccata da tante prove, umiliata dai prepotenti, delusa e amareggiata, si è messo sotto il suo peso e lo ha portato con lei.
Chi ha sperimentato il sollievo di essere aiutato e la gioia di farsi prossimo sa che qui è la vita. Altrove è la morte. Portare dei pesi da soli significa esserne schiacciati. Lasciare che gli altri li portino, o caricarli ancora, è inumano.
Non vogliamo guardare a questa mancanza di umanità e allora ci nascondiamo dietro a delle azioni che, secondo noi, ci rendono giusti. Paghiamo le tasse, siamo onesti, parliamo indicando i mali del nostro tempo. Poiché altre persone questo non lo fanno, noi siamo, in qualche modo, migliori di loro. Abbiamo diritto a considerazione, rispetto, ascolto. Così facendo creiamo confusione, nascondiamo il volto del vero Dio, rendiamo difficile incontrarlo.
Gesù ci stana dal nascondiglio. Chiama le cose per nome, ci dice che noi imponiamo agli altri dei pesi che non vogliamo portare. Eccoci davanti all’alternativa: o camminiamo insieme, condividendo il carico, o ci mettiamo davanti e facciamo inciampare.
Il Signore Gesù ci manifesta il suo immenso amore anche con la forza di un rimprovero.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando per liberarmi di un peso l’ho caricato su qualcun altro?
In che occasione ho sentito il Signore condividere con me i pesi?
Con chi sto camminando, condividendo il peso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Ottobre
2018
Farsi carico
commento di Lc 11, 42-46, a cura di Stefano Corticelli SJ