I tuoi amici t'invitano a pranzo: arriva tardi, se vuoi.
Essi ti chiamano perché tu li consoli: affrettati!
Chilone
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 11,37-41)
Mentre stava parlando, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli andò e si mise a tavola. Il fariseo vide e si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: “Voi farisei pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma il vostro interno è pieno di avidità e di cattiveria. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro, ed ecco, per voi tutto sarà puro”.
Mi lascio ispirare
Una delle esperienze più belle che facciamo nella nostra vita di relazione è quella di invitare qualcuno o di essere invitati a pranzo o a cena. L’invitato che accetta l’invito entra a vario titolo e secondo differenti gradi di profondità nella vita del suo ospite.
Oggi, nel Vangelo, non viene notata e apprezzata una presenza, quella di Gesù, ma viene sottolineata un’assenza, una mancanza: il fariseo “vide e si meravigliò” che Gesù non avesse fatto le abluzioni rituali.
Perché, spesso, nella vita è più facile notare l’assenza di qualcosa piuttosto che una presenza preziosa? La presenza avrebbe la forza di riempire la nostra vita, il nostro tempo, il nostro orizzonte eppure noi ci fissiamo sull’assenza che, invece, ci toglie energia: perché facciamo così? È un nostro difetto di fabbrica?
Lo stesso vale per l’interno e l’esterno del piatto e della persona umana: nella società che tanto valorizza l’esteriorità che “sveste” tutto, Gesù ci riporta al calore e al valore della nostra interiorità (che non è intimismo o individualismo): chi siamo? Siamo la profondità di noi stessi e non (solo) ciò che si vede di noi e che noi vogliamo far vedere.
Come l’interno del piatto, cioè il cibo che vi è contenuto, diventa puro quando è condiviso (dato in elemosina), così la nostra interiorità si purifica quando diviene “dono per…”. La persona che siamo e la personalità con cui ci relazioniamo col mondo hanno bisogno di non rimanere chiuse in sé stesse, di “prendere aria” altrimenti perdono di purezza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che luogo della tua vita, oggi, una presenza ti riempie?
Quali abitudini ti impediscono di offrirti del tutto?
Cosa vorresti che il Signore purificasse dall’interno?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Ottobre
2018
Piena presenza
commento di Lc 11,37-41, a cura di Andrea Piccolo SJ