La continuità ci dà le radici; il cambiamento ci regala i rami, lasciando a noi la volontà di estenderli e di farli crescere fino a raggiungere nuove altezze.
Pauline R. Kezer
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 10,13-16)
In quel tempo, Gesù disse: «Guai a te, Corazìn, guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che avvennero in mezzo a voi, già da tempo, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, nel giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Chi ascolta voi ascolta me, chi disprezza voi disprezza me. E chi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato».
Mi lascio ispirare
Corazìn, Betsàida, Cafarnao… Gesù conosce bene le città che menziona nel suo discorso. Si trovano vicino al lago di Tiberiade, in Galilea, e sono state le testimoni dell’inizio della sua missione. In esse, il Signore ha annunciato la buona notizia che il Regno di Dio è vicino e ha operato diversi prodigi.
Eppure la loro risposta al Vangelo non deve essere stata entusiasta e pronta, se Gesù le rimprovera in modo così deciso. Le sue parole non sono una condanna, ma l’accorato appello rivolto da chi ama all’amato per risvegliarlo dal suo torpore. I “guai” danno voce all’invito pressante di Gesù alla conversione, a cambiare direzione nella propria vita. Sono uno scossone alla tiepidezza in cui si può scivolare senza rendersene conto.
Un aiuto offerto agli abitanti della Galilea del suo tempo – e un messaggio a chi legge il Vangelo in ogni tempo – affinché riconoscano di essere stati visitati dal Signore, riconoscano il bene che in mezzo a loro è stato fatto, senza darlo per scontato o considerarlo come un qualcosa di passeggero ed estraneo alla loro vita.
Ma perché questo invito possa avere effetto senza cadere nel vuoto, bisogna ascoltare, aprirsi, essere disponibili: per questo il “guai” di Gesù bussa con insistenza al nostro cuore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che tempo sto vivendo nella mia vita di fede: sono vivo, tiepido, freddo,...?
In mezzo alle occupazioni di ogni giorno, riconosco i prodigi che il Signore opera nella mia vita?
In passato che cosa mi ha aiutato a capire che dovevo “cambiare marcia”?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Ottobre
2018
Sveglia!
commento di Lc 10,13-16, a cura di Giuseppe Riggio SJ