Il tuo Cristo è ebreo e la tua democrazia è greca.
La tua scrittura è latina e i tuoi numeri sono arabi.
La tua auto è giapponese e il tuo caffè è brasiliano,
il tuo orologio è svizzero e il tuo walkman è coreano.
La tua pizza è italiana e la tua camicia è hawaiana.
Le tue vacanze sono turche, tunisine o marocchine.
Cittadino del mondo, ti scandalizzi che il tuo vicino è straniero!
Un graffito sui muri di Monaco di Baviera -
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 4,16-30)
In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.
Mi lascio ispirare
Ti è mai capitato di sentirti straniero a casa tua? Oppure, tornando da un lungo viaggio, ti sei reso conto di non essere più esattamente quello di prima? Anzi, addirittura i tuoi familiari non ti riconoscono!
A te sembra di essere tanto cresciuto, hai fatto mille esperienze arricchenti e vuoi continuare a mettere in pratica ciò che hai imparato, ma appena ti confronti con il passato ti sembra di essere bloccato dall’immagine immutabile che hanno di te.
Ecco, oggi immaginiamo Gesù come uno di noi, che va a Nàzaret per riposarsi dopo il cammino percorso durante un anno magari faticoso. Sta da coloro che lo conoscono: amici e parenti, ma nessuno lo ha riconosciuto, cioè non hanno riconosciuto in lui il Figlio di Dio, che ha sopra di lui lo Spirito e che è venuto sulla terra per adempiere alle Scritture.
Allora, come l’acqua sulle piume dell’anatra, chiediamo al Signore la leggerezza di lasciare scivolare parole e giudizi sulla nostra pelle come se fossero gocce, ma anche la forza interiore di continuare la nostra strada, senza lasciarci fermare da chi vuole fare morire in noi la bellezza del nostro impegno.
Guarda quant’è bella la luce di questo Vangelo, come l’alba di un mondo nuovo: liberazione e grazia, ecco il programma dell’inizio anno! Senti la potenza dello Spirito, che è vita pura, che si infiltra in ogni cellula del corpo e dell’anima, poco a poco, che circola anche tra gli uomini, risana le relazioni e fa miracoli! E, come una lampada che anche se viene coperta non smette di brillare, in un giorno migliore verrà messa in mezzo alla stanza per illuminare chi sta intorno.
Così succede davvero, per Gesù a quell’epoca, e poi per Gesù con noi, e per Gesù in noi.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come mi sono sentito l'ultima volta che sono tornato nella mia famiglia? Come mi sono sentito, invece, quando sono tornato a casa?
Oggi si è adempiuta questa Scrittura. Cosa significa per me?
Con quale piccolo gesto oggi posso collaborare al progetto divino di liberazione e guarigione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Settembre
2018
Questione di riconoscimento – o di riconoscenza?
commento di Lc 4,16-30, a cura di Virginie Kubler