La salvezza non si controlla, vince chi molla.
Niccolò Fabi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 23, 23-26)
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».
Mi lascio ispirare
A volte pensiamo che la salvezza si possa conquistare con una serie di azioni che ci rendono perfetti: ci curiamo allora di ogni azione che compiamo, di ogni atteggiamento, arrivando a essere ipercritici con noi stessi e con gli altri, nella convinzione che in qualche modo la grazia si possa meritare.
Gesù ci invita a riportare le cose nel giusto ordine: se ogni gesto non nasce dall’interno, se non siamo connessi con ciò che abita nel nostro cuore, rischiamo di diventare schizofrenici e ipocriti, di vivere perennemente insoddisfatti inseguendo un continuo dover fare che rischia di rivelarsi pura apparenza. È solo lasciandoci toccare in profondità, solo sentendoci accolti e amati da lui, perdonati e desiderati anche nel più oscuro e polveroso luogo del nostro cuore, che possiamo vivere in pienezza, finalmente unificati dalla bellezza del suo amore.
Senza dover preoccuparci di coprire all’esterno lo sporco che abita il nostro bicchiere: il Signore ci chiede solo di accoglierlo lì, di lasciarci accogliere lì, perché lui possa bere fino all’ultima goccia, lasciandoci pronti per essere riempiti di giustizia, di misericordia, di fedeltà.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Mi capita di sentirmi scollegato tra interno ed esterno, tra quello che faccio e quello che sento? Dove ho bisogno di ascoltarmi di più?
In cosa sto tentando di controllare la mia salvezza, vivendola come un insieme di precetti e propositi, trascurando invece la relazione profonda con Lui?
Dove devo lasciare ancora entrare il Signore? Dove ho paura di lasciarmi guardare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
28
Agosto
2018
Fino all’ultima goccia
commento di Mt 23, 23-26, a cura di Rete Loyola (Bologna)