Il regno di Cristo trovò la sua fondazione nella Croce e dimora soprattutto nel prolungamento del Calvario, che è l'Eucaristia. [...]. Uno è cristiano nella misura in cui vive realmente del sacrificio eucaristico, quando celebra la messa - non la sente - la celebra.
Sant'Alberto Hurtado SJ
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,51-58)
In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Mi lascio ispirare
Che cosa rende così differente il pane che Dio diede attraverso Mosè al popolo, la manna, dal pane che Cristo dona al nuovo popolo di Dio, l’Eucaristia? Entrambe sono doni di Dio e hanno il suo buon sapore: il desiderio di dar vita all’affamato.
La manna però è un pane senz’anima, mentre nell’Eucaristia Dio ci mette la sua vita, tutta quanta. Ecco perché chi ne mangia non muore. Eppure chi ne mangia diventa come Dio, cioè capace di consegnare la sua vita nelle mani dei fratelli, per amore, per dare vita. E così facendo rischia di morir prima e non dopo. Paradossalmente chi non muore, non ha vita.
E chi non dà la propria vita, vive – ma senza vita. Vive come una pianta, ammesso e non concesso che le piante abbiano meno vita degli umani che, per paura od egoismo, non si decidono a donare la loro vita. Infatti anche le piante, riconoscenti, alzano le loro braccia al sole, che gratuitamente dona luce e calore, senza chiedere contraccambio.
E, in fondo, anche le piante donano in misura abbondante i loro frutti saporiti, più di quanto sia per loro sufficiente a garantir, per disseminazione, il prolungamento della specie.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
La messa: posso dire di sentirla o di celebrarla?
L'eucaristia: cosa vuol dire per me che Dio ci abita con tutta la sua vita?
Il regno: prevale in me la paura o la gioia di donare la vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Agosto
2018
Braccia alzate verso il cielo
commento di Gv 6,51-58, a cura di Marco Colò SJ