Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Le parole di Gesù sono sovversive, indomabili, rivoluzionarie: soffocano nelle sagrestie e respirano sul marciapiede.
Don Andrea Gallo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 17,22-27)
In quel tempo, mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati. Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. Ma perché non si scandalizzino, va’ al mare, getta l’amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d’argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».
Mi lascio ispirare
Gesù si trova in Galilea, che è una terra rigogliosa, verde, piena di campi arati e di pascoli. E, proprio lì dove è nato, anticipa la sua morte e resurrezione ai fedelissimi, che ovviamente si rattristano. Sicuramente ci sarei rimasto male anch’io a sentirlo parlare della sua morte, dopo tutte le cose che aveva fatto ed i viaggi percorsi insieme. È interessante vedere come sfrutta il tempo che gli rimane: Gesù prosegue nella sua quotidianità e si preoccupa di pagare le tasse, quasi a significare che alla fine la divinità, l’essere figli di Dio, si compie nell’umanità delle cose quotidiane, nella routine, che racchiude in sé quel potenziale esplosivo che è l’Amore incondizionato nel fare bene le cose che dobbiamo fare, avere qualcuno che ci ami così per amare gli altri senza scrupoli: basta iniziare e gusteremo coi cinque sensi una presenza viva dentro di noi, allora tutto sarà divinamente umano e umanamente divino. Lo è già!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Con quale sentimento convivo nelle mie giornate?
Che lavoro ho scelto per sentirmi bene e far star bene gli altri?
Di quali opere di Misericordia posso rendere conto al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Agosto
2018
Misericordia io voglio
commento di Mt 17,22-27, a cura di Matteo Penazzi