Se non hanno pane, che mangino brioches!
attribuita a Maria Antonietta di Francia (1755-1793)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,24-35)
In quel tempo, quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?». Gesù rispose loro: «Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato». Allora gli dissero: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Mi lascio ispirare
Il miracolo della moltiplicazione dei pani – o meglio della loro condivisione – è appena accaduto e tutti gli occhi sono concentrati su Gesù, che ha compiuto questo gesto di una potenza inaudita, perché testimonia che c’è qualcuno che si prende cura della vita degli altri, che interviene quando manca il necessario e dà gratuitamente ciò di cui si ha bisogno.
Ma ora, sorprendentemente, è Gesù stesso a non esserci più, è lui a essere assente. Può aver abbandonato a se stessi gli uomini e le donne che si sono nutriti del pane condiviso? O la sua partenza è il preludio di un dono più grande? Non vedendolo più, la folla si mette a sua volta in viaggio per cercarlo. Non resta passiva, ma segue i passi del maestro e così si mette sulla strada per divenire davvero discepola.
C’è un passaggio da fare in effetti, un esodo di liberazione da vivere: non restare fermi alla ricerca del cibo materiale, che sazia sul momento ma poi la fame ritorna, ma muoversi per procurarsi il cibo «che dura per la vita eterna».
Gesù sa bene che abbiamo tanti bisogni, alcuni molto concreti come mangiare e bere, altri più legati alla nostra dimensione più intima, alle relazioni. Lo sa così bene che si prende cura di tutti questi aspetti, come nel caso dei pani e pesci condivisi. Nello stesso tempo, però, ci indica che c’è un di più, perché abbiamo dentro di noi una “fame” ben più radicale e profonda che solo Lui può saziare. Desideriamo fare questo viaggio con lui?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Nella quotidianità mi metto in marcia, alla ricerca di ciò che ritengo importante?
Di quale “pane” mi nutro nelle mie giornate?
Sento dentro di me “fame”? Quale “pane” cerco che mi soddisfi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Agosto
2018
Fame profonda
commento di Gv 6,24-35, a cura di Giuseppe Riggio SJ