Vivi in questo mondo
come nella casa di tuo padre:
credi al grano, alla terra, al mare
ma prima di tutto credi all'uomo.
Nazim Hikmet, Ultima lettera al figlio
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,30-34)
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare. Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Mi lascio ispirare
Gesù vide una grande folla ed ebbe compassione di loro. Gesù vide: lo sguardo di Gesù va a cogliere la stanchezza, gli smarrimenti, la fatica di vivere. E si commuove. Perché per Lui guardare e amare sono la stessa cosa. Quando anche tu impari a vedere in profondità la storia dell’altro e la tua ritrovi la capacità di commuoverti e il mondo diventa il tuo mondo.
Gesù stesso aveva appena mostrato una tenerezza come di madre anche nei confronti dei suoi discepoli: li raccoglie di nuovo, li fa riposare, pronto a dare loro nuove indicazioni, nuovi consigli, anche in virtù dei loro probabili fallimenti.
C’è un tempo per agire e un tempo per ritemprare le forze e ritrovare i motivi del fare, imparando di nuovo.
Gesù vuole bene ai suoi discepoli, non li vuole spremere e li vuole felici come tutti gli altri: riposatevi. Anche io, discepolo in questo mondo, dunque posso aver bisogno, e tanto, di riposo e di attenzioni.
Ecco allora per me, per tutti noi un tempo per stare con Dio e sentire il cuore di Dio. E poi dopo ritornare nella città, ma portando con sé una bellezza ed una forza che solo l’incontro personale con Dio può donare.
Gesù sospende l’incontro intimo con i discepoli perché viene preso da compassione verso la folla. In realtà non sospende nessun incontro, quell’incontro voleva insegnare loro come essere discepoli… Ecco allora l’insegnamento fondamentale. Ed è questo che Gesù insegna ai dodici. Prima ancora di come parlare, di che cosa fare, insegna per prima cosa “come guardare”, mostra uno sguardo che necessita di commozione e tenerezza, da questo cuore usciranno parole e gesti di vita, di speranza, di cielo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ti senti responsabile o determinante per ciò che fai? Chiedi di saperti fermare prima che l'attività ti schiacci.
Il metro con cui guardi l’altro è il metro con cui giudichi te stesso/a?
Ti senti maestro degli altri o discepolo di Gesù, imparando da Lui a guardare ed agire in maniera diversa?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Luglio
2018
Uno sguardo che sa di cielo
commento di Mc 6,30-34, a cura di Loris Piorar SJ