È stato un viaggio interstellare,
fino al centro della vita,
fino al male che fa male,
la ricerca più ostinata
di quel bene esistenziale.
Niccolò Fabi (Diventi Inventi)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 6,19-23)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!”
Mi lascio ispirare
Consapevolmente o meno, siamo sempre alla ricerca della felicità. Spesso la ricerchiamo attraverso l’accumulo di cose che sul momento ci appagano o pensiamo nel tempo possano compiacerci (o compiacere gli altri). Siamo degli sfegatati collezionisti: diplomi, lauree, corsi, impegni, gruppi, amici su Facebook… Eppure questa bulimia lascia dei vuoti veri, perché la voracità non riesce a saziare pienamente l’appetito di quel tesoro a cui aspiriamo.
Allora come facciamo ad essere felici davvero? Cosa significa “essere felici”? La grazia del Signore ci accompagna in questo cammino di ricerca, fatto di stop e ripartenze, scivolate e risalite, è un vero allenamento del cuore per arrivare a giocare la partita più importante: quella con noi stessi, e provare ad accettarci imperfetti e non autosufficienti, in debito d’amore.
Iniziamo ad esercitarci provando a metterci davanti a Dio nella nostra nudità, con tutte quelle fragilità e debolezze che cerchiamo di nascondere, con tutte quelle parti di noi che non ci piacciano e ci fanno mentire, oppure che non conosciamo affatto. Così come siamo, senza paura di farci scoprire deboli dal Signore, in questa solitudine sperimentiamo la bellezza di non essere soli: siamo guardati dal Padre che ha per noi un amore più grande, che desidera per noi la felicità massima, ovvero la vita piena vissuta nella verità di ciò che siamo e desideriamo.
Allora gustare la felicità è possibile! Ma dobbiamo uscire dai labirinti e dai nostri sepolcri per venire alla luce. Non conta ciò che facciamo o collezioniamo, ma solo la verità di ciò che siamo, frutto d’amore infinito e riflesso incantevole di questo stesso amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le cose di cui mi riempio e che mi lasciano insoddisfatto?
Cos’è per me la felicità?
Sono pronto a scoprire la mia ricchezza per guardarmi e guardare la realtà che mi circonda con occhi nuovi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Giugno
2018
Cosa significa essere felici
commento di Mt 6,19-23, a cura di Ilaria De Lillo