Se il Signore fosse solo adempimento delle antiche profezie, sarebbe termine e chiusura. Ma poiché è Egli stesso adempimento profetico è sempre di nuovo inizio e novità.
Adrienne von Speyr
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 5, 17-19)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli».
Mi lascio ispirare
Abolire è togliere dall’essere. È un’azione drastica e senza appello esercitata da chi ha potere. Ma l’agire di Gesù non risponde a questa logica, egli sceglie la strada del far fiorire, del portare a maturazione quelle potenzialità fino a quel momento inesplorate, ma già presenti. E tra le innumerevoli applicazioni Gesù cita esplicitamente due “istituzioni” dell’Antico Testamento alle quali è venuto a donare pienezza: la Legge e i Profeti.
Ci appelliamo alle leggi quando non sappiamo come orientarci, ma non bisogna sopravvalutare la loro funzione: la legge mantiene senso solo nella misura in cui rimanda a colui che l’ha data. Nell’Israele biblico, rimanda all’Alleanza stretta con Dio. Staccata dall’alveo relazionale in cui essa è stata data, ogni legge diventa sterile legalismo – e può andare a finire che si cerchi in essa, e non nella relazione a cui essa rimanda, la propria identità.
Gesù rivela se stesso come compimento della legge. Con le sua azioni e la sua Parola mostra che l’uomo non ha valore in quanto ha la capacità di rispettare norme, ma in quanto è: amato da Dio.
I profeti parlano al posto di qualcun altro, sono “portavoce”, dita che indicano la luna: ricordavano al popolo le trasgressioni all’Alleanza, che era la la relazione fondante con Dio, cioè quell’evento che li ha resi liberi e li ha fatti popolo.
Gesù rivela se stesso come compimento dei profeti, egli non è “portavoce” di colui che l’ha mandato: egli è “immagine” del Padre. A chi guarda a lui è dato accesso al mistero di Dio.
In Gesù non possiamo trovare solo il compimento della Legge e dei Profeti, ma anche quello dei nostri desideri e delle nostre autentiche aspirazioni. Contemplando lui possiamo raggiungere quella pienezza di cui siamo in cerca. La sua amicizia ci sosterrà quando il cammino sarà più difficile. E così potremmo anche noi, giunti al termine della nostra vita, fare nostre quelle che sono state le sue ultime parole: “Tutto è compiuto”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho rischiato di trasformare una legge in legalismo, strappandola alla relazione?
In che occasione ho rischiato di considerare Gesù un profeta, perdendo in lui l’immagine del Padre?
Che desiderio serba oggi il mio cuore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Giugno
2018
Tutto è compiuto
commento di Mt 5, 17-19, a cura di