non può un muscolo
tenero e indifeso
creare tutti questi problemi:
ne deduco che il cuore
è un osso duro
Manuela Dago
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 19,31-37)
Era il giorno della Parascève e i Giudei, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era infatti un giorno solenne quel sabato –, chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e fossero portati via. Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe all’uno e all’altro che erano stati crocifissi insieme con lui. Venuti però da Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera; egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. Questo infatti avvenne perché si compisse la Scrittura: «Non gli sarà spezzato alcun osso». E un altro passo della Scrittura dice ancora: «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto».
Mi lascio ispirare
Tenendo il cuore al centro, Gesù serba intere le sue ossa: nessuno spezzerà le sue gambe, nessuno fermerà il suo cammino, neanche dopo la morte. Non un osso spezzato: il nostro Dio è un Dio intero, prima ancora che unico – nulla interrompe la continuità del suo progetto, nulla incrina la compattezza del suo amore.
A questo prodigio di integrità volgiamo lo sguardo, sotto la croce: Gesù è un vero uomo che muore, ma la sua morte è eccezionale spargimento di vita. In sangue ed acqua egli si versa per noi, per dissetare le nostre esistenze, perché davvero riusciamo a sollevare lo sguardo e a tenerlo fisso sul suo cuore trafitto.
Chiediamo allora anche noi di riuscire a mantenere il cuore al centro di tutto: solo così troveremo acqua a dissetarci e sangue a darci vita e, finalmente consapevoli nell’intimo di essere stati amati fino alla fine, nessuno potrà spezzarci le gambe, nessuno potrà impedirci di avanzare in piena verità sulle vie d’amore segnate per noi e con noi dal Signore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi rende creatura frantumata, cosa mi spezza e mi impedisce di essere uno col Signore e nel Signore, oggi?
In che luogo della mia vita ho sentito Gesù versarsi per me?
Quando e in che modo ho avvertito l’intima consapevolezza di essere stato amato fino alla morte?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Giugno
2018
Abbi a cuore il cuore
commento di Gv 19,31-37, a cura di Verena M.