Perdere la fanciullezza è perdere tutto. È dubitare. È vedere le cose attraverso la nebbia fuorviante dei pregiudizi e dello scetticismo.
Boris Pasternak
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 11, 27-33)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l’autorità di farle?». Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Diciamo dunque: “Dagli uomini”?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta. Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Mi lascio ispirare
Mentre Gesù si gode una tranquilla passeggiata tra le mura del tempio, forse alla ricerca di silenzio e uno spazio accogliente per pregare, ecco che capi di sacerdoti, scribi e anziani lo accerchiano. La domanda che pongono a Gesù è secca e arrogante, ma non sembra scalfirlo. Infatti i dubbi sull’identità di Gesù, il disprezzo per colui che guarisce i cuori e dona messaggi di speranza e di pace non sono altro che manifestazione della logica di autosufficienza in cui il mondo abita. Sono frutto della fragilità di chi vive vittima dei propri schemi, disperatamente aggrappato a certezze tanto sicure quanto evanescenti.
Ed è Gesù che colpisce i suoi interlocutori nell’intimo rigirando la domanda, così da portarli a tre risposte-autogol: la prima ci rivela la fragilità di questi omini che sono ben consapevoli di non essere in fondo in fondo tanto integerrimi nel loro modo di agire. La seconda risposta descrive il loro modo di rapportarsi agli altri, poco sincero e autentico, basato quindi su logiche di apparenza e quieto vivere. La terza risposta svela la loro incapacità di esporsi per paura di vedere cosa c’è davvero nel fondo del loro cuore e del cuore degli altri.
Quindi Gesù si avvale della facoltà di non rispondere e semplicemente si rivela come colui che è e agisce secondo la volontà del Padre. Gesù non si erge dall’alto dei suoi superpoteri sul mondo, ma guarda il mondo dal basso con gli occhi dei piccoli, che desiderano fare cose grandi ma solo con la vicinanza e l’affidamento al Padre. La mitezza e l’umiltà di chi ha riposto ogni cosa nelle mani del suo Abbà lo elevano. È l’epilogo della croce e della tomba vuota!
Tutta la verità che Gesù è e l’autorità che ha derivano dal Padre buono e misericordioso, quel Padre che ti ama perché sì, non perché rispetti gli schemi, sei puntuale, prendi bei voti all’università o hai ricevuto una promozione a lavoro. Non c’è bisogno di punti paradiso per vivere in pienezza. Sei figlio amato a prescindere da tutto, in modo incondizionato e inspiegabile, al di fuori di ogni schema, tanto amato che il Signore ti ha donato la vita di suo figlio per la tua vita. È un amore scandaloso, che scandalizza anche gli anziani, perché è un amore che nasce dal basso e ci libera.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Di quali schemi sono schiavo?
Quando ho sentito che guardare il mondo con umiltà e affidamento mi ha liberato dall’essere vittima?
Cosa provo al pensiero di essere figlio custodito e amato nella gratuità dal Padre?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Giugno
2018
Ma tu chi sei?!
commento di Mc 11, 27-33, a cura di Ilaria De Lillo