Dio stesso è la patria della tua identità.
Ermes Maria Ronchi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,54-58)
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Mi lascio ispirare
Il volto di Gesù è talmente familiare da rischiare di passare inosservato, se guardato con gli occhi dell’abitudine e del pregiudizio. Si fa talmente vicino da poter essere afferrato – ma afferrare per possedere non è amare. Amare è tenere le mani aperte, avere – e dare – la possibilità di essere liberamente e finalmente noi stessi, nel nome del Signore. L’amore vero rivela il valore dell’identità, dona la dignità ad ogni creatura. Nelle mani stanche dei lavoratori, nei volti solcati di chi incontriamo ogni giorno, allora, cerchiamo e troviamo le mani e lo sguardo di un Dio che sceglie la nostra carne per manifestare la sua sapienza, per compiere i suoi prodigi. A mani aperte accogliamo la vita sapendo che stiamo accogliendo la grazia, accogliamo chi passa sapendo che stiamo accogliendo il Signore. Affinché il disprezzo non ci copra gli occhi, perché l’incredulità non intorbidisca i nostri sguardi, manteniamo libero l’ingresso del cuore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi impedisce, oggi, di vedere il Signore in chi mi è accanto?
In che occasione mi sono accorto di non aver riconosciuto il Signore?
Che dono di grazia ho ricevuto, in questi giorni?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Maggio
2018
A mani aperte, a cuore aperto
commento di Mt 13,54-58, a cura di Verena M.