"Signore, la tua immensità pura,
luminosa, amorosa
ci avvolga e bruci
quanto di egoismo è ancora in noi!"
Giovanni Vannucci
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,44-51)
«Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Mi lascio ispirare
Che cosa ci viene in mente quando leggiamo la parola “Padre”? Consciamente o inconsciamente richiamiamo la figura del nostro padre terreno. Da bambini lo adoriamo; man mano che cresciamo, cominciamo a vederne i limiti e i difetti e diventiamo consapevoli che pure lui è bisognoso di perdono, al pari di noi.
Nel lessico biblico, quando Gesù parla del “Padre” indica un mistero insondabile, la relazione originaria che fa essere le cose, la forza dell’amore che governa il mondo. E si riconosce in una relazione intima con lui. Relazione di Figlio. I gesti e le parole di Gesù verso la gente che incontra, dicono chi è Dio per l’umanità. Chi ne è stato toccato, gusta un frammento di eternità, si sazia di quel pane che nutre ogni anelito di trascendenza.
Attraverso Gesù, il Padre chiama ognuna delle sue figlie e ognuno dei suoi figli. Non in modo generico, bensì ciascuno per nome. La distinzione, e distinzione c’è, la fa l’udito. Il nostro orecchio si apre nella misura in cui rinunciamo a porci come centro del mondo e non ci ergiamo a giudici assoluti del bene e del male. Quando il nostro orecchio è teso sul bisogno dell’altro, impariamo a essere figli. E camminiamo, seppur con passo incerto, fidandoci di quell’amore che non cerca tornaconto e che solo un cuore liberato può riconoscere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa ho imparato dell'amore di Dio dai miei genitori?
Cosa mi parla del Padre in questo periodo?
Chi sa pronunciare il mio nome con amore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Aprile
2018
Alla luce del Padre
commento di Gv 6,44-51, a cura di Marco Colò SJ