Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in quello che vedono.
Galileo Galilei
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,35-40)
Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno».
Mi lascio ispirare
È difficile, se non impossibile, per noi, entrare nella mente di Dio. Non possiamo leggere i suoi pensieri, spesso siamo in imbarazzo quanto tentiamo di decifrare i suoi piani. Davanti a tante calamità e ingiustizie presenti nel mondo, i silenzi di Dio sembrano portarci a dubitare della sua bontà.
Oggi la parola ci chiama ad affrontare di petto queste nostre incertezze. Gesù apre uno squarcio nel mistero di Dio, suo padre, e ci dice qualcosa della sua intima volontà: “che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna”. Gesù annuncia che quella del padre suo è una volontà di vita, non di morte – e di una vita piena, senza fine, generatrice a sua volta di vita. Quella che potrebbe sembrare solo una bella promessa, in realtà, contiene anche un compito per noi, l’indicazione dei passi per incamminarci verso l’eternità: “vedere” il Figlio e “credere” in lui.
Gesù è qualcuno che va anzitutto “visto”, “contemplato”: egli è Dio reso visibile, è guardando a lui che finalmente vediamo il volto del Padre – soprattutto quando nella preghiera entrano le nostre paure, i nostri affetti. Non si tratta di avere visioni, ma di lasciargli un posto tra gli affetti del nostro cuore.
Ma la conoscenza di Gesù, per essere autentica, deve trasformarsi in azione: per questo occorre “credere” nel Figlio. È infatti da ciò che crediamo in modo autentico che vengono modellate le nostre decisioni: se ci fidiamo di Gesù, il suo modo di vivere diventa il nostro. E la bellezza che avvertiamo del Vangelo diventa vita attraverso le nostre scelte.
Sperimentando questa comunione di vita con Gesù, scopriremo (o, magari, abbiamo già scoperto) che qualcosa cambia. La vita eterna smette di essere solamente una vaga promessa futura. Inizia a diventare la nostra vita, in Lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho sentito che la mia relazione con Gesù ha reso Dio più comprensibile, più vicino?
Quale delle cose in cui credo mi modella?
In che occasione mi è sembrato impossibile comprendere lo sguardo di Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Aprile
2018
“Vedere” per credere
commento di Gv 6,35-40, a cura di