Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.
Antoine de Saint-Exupéry
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6, 22-29)
Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, vide che c’era soltanto una barca e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma i suoi discepoli erano partiti da soli. Altre barche erano giunte da Tiberìade, vicino al luogo dove avevano mangiato il pane, dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafàrnao alla ricerca di Gesù. Lo trovarono di là dal mare e gli dissero: “Rabbì, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose loro: “In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo compiere per fare le opere di Dio?”. Gesù rispose loro: “Questa è l’opera di Dio: che crediate in colui che egli ha mandato”.
Mi lascio ispirare
Dove va la barca della nostra vita? Chi sta cercando? Chi insegue con frenesia? Anche nella vita spirituale, proprio noi che vogliamo fare sul serio, che desideriamo impegnarci, che sentiamo il desiderio di amare gratuitamente come ha fatto Gesù, cerchiamo il Maestro perché “abbiamo mangiato dei pani e ci siamo saziati” e non siamo arrivati a desiderare ciò che c’è dietro il pane, ciò che al pane dà il senso pieno. Tante esperienze importanti della nostra vita spirituale ci danno consolazione spirituale, psichica, emotiva e noi rischiamo di cercarle e di ri-cercarle per questo motivo: per riassaporare quella stessa consolazione e saziarci di essa. Non ci accorgiamo che quelle belle e importanti consolazioni sono dei “segni” che rimandano ad altro, non sono l’obiettivo, non sono il fine. L’obiettivo è: “che crediate in colui che Dio (il Padre) ha mandato”, con tutto quello che questo comporta. Gesù è colui che è stato mandato per me, colui che mi/ci chiama ad essere discepoli assieme. Ogni tipo di “sazietà” viene dopo ed è data in dono: come per Gesù la risurrezione è stata un dono da parte del Padre dopo la sua donazione. Dopo che “l’amore è arrivato fino alla fine”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa sto cercando in Gesù?
In che luogo mi è sembrato di trovare il cibo che rimane per la vita eterna?
Quali consolazioni, quali sazietà che cerco rischiano di impedirmi di arrivare davvero a Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Aprile
2018
Fino alla fine, l’Amore
commento di Gv 6, 22-29, a cura di Andrea Piccolo SJ