Volevo dire che io la voglio, la vita, farei qualsiasi cosa per poter averla, tutta quella che c'è, tanta da impazzirne, non importa, posso anche impazzire ma la vita quella non voglio perdermela, io la voglio, davvero, dovesse anche fare un male da morire è vivere che voglio.
Alessandro Baricco
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 16, 1-7)
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. Esse dicevano tra loro: «Chi ci rotolerà via il masso dall’ingresso del sepolcro?». Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse molto grande. Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l’avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
Mi lascio ispirare
Le donne vanno per imbalsamare, per dare una forma accettabile all’orrore e alla sconcio della morte. Un po’ di maquillage per rendere meno inquietante la brutta faccia del morto. Sono anche disposte a entrare nella tomba: luogo oscuro e puzzolente, pieno solo di marciume e di carne in corruzione. Sono disposte a fare anche questo gesto difficile e penoso per l’amore e il rispetto che portano a quello che era stato un grande uomo, il loro punto di riferimento: Gesù. C’è un amore che copre, per un sentimento di pietosa condivisione, la bruttezza della morte. Hanno una sola preoccupazione, come entrare? Ma non sarà questo il punto! La realtà è un’altra: nella tomba non c’è nulla di quello che si sarebbero aspettate e che loro, da forti e discepole di Gesù, erano ben disposte a sopportare per amore. Là dove normalmente ci dovrebbe essere solo buio e ossa marce, trovano invece un giovane vestito di bianco che parla loro! Questo le terrorizza, più del cadavere in decomposizione! Sì, un morto lo si può sempre gestire, lo si può “migliorare” con aromi e balsami, lo si può coprire con un pietoso sentimento di compassione … ma ora questo giovane pieno di … vita le mette in difficoltà! Egli mostra la sua veste bianca, in questo luogo oscuro, parla, spinge ad andare, a mettersi in movimento verso la Galilea, l’effetto è la paura. Una paura così grande che “non dissero niente a nessuno” (come dice il v.8, che non viene letto nella liturgia!). Sembra che la vita faccia più paura della morte, questa si gestisce meglio, quella ci mette in difficoltà. Signore, fa’ che in questa Pasqua ci lasciamo mettere in difficoltà dalla vita!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che luogo ho trovato vita, pur aspettandomi morte?
Quando ho scelto la morte per paura della vita?
In questa Pasqua, quale cadavere mi viene sottratto? Dove sono chiamato a vivere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Aprile
2018
Io non ho paura
commento di Mc 16, 1-7, a cura di Stefano Titta SJ