Non desidero una rosa a Natale più di quanto possa desiderar la neve a maggio: d’ogni cosa mi piace che maturi quand’è la sua stagione.
William Shakespeare, Pene d’amor perdute
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 12, 20-33)
Tra quelli che erano saliti per il culto durante la festa, c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, che era di Betsàida di Galilea, e gli chiesero: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù. Gesù rispose: «E’ giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo. In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la sua vita la perde e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per la vita eterna. Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà.” Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre, glorifica il tuo nome». Venne allora una voce dal cielo: «L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!». La folla che era presente e aveva udito diceva che era stato un tuono. Altri dicevano: «Un angelo gli ha parlato». Rispose Gesù: «Questa voce non è venuta per me, ma per voi. Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire.
Mi lascio ispirare
Non si semina in qualunque momento dell’anno. Ci sono dei tempi. La vita della terra, come la nostra, è scandita dal succedersi di tempi opportuni. E viene anche il tempo della semina, il tempo nel quale il seme viene gettato nella terra. Nel freddo della terra, nel silenzio e nella solitudine, il seme comincia il suo viaggio verso una vita nuova.
Così anche nella nostra vita ci sono tempi in cui siamo chiamati a rimanere da soli, tempi in cui la terra si chiude su di noi e ci lascia nell’oscurità. Sono tempi nei quali possiamo soccombere alla disperazione o attendere, alimentando quel poco di speranza che ci rimane.
Si può rimanere tutta la vita a marcire, senza portare mai frutto. Ci sono semi che si perdono, semi che non arriveranno mai a dare vita. Sono semi che non si schiudono perché non vogliono essere trasformati dal tempo.
Così anche tra noi c’è chi non arriva mai ad amare veramente, chi non si lascia trasformare dalla vita, sono quelli che vivono chiusi nel guscio del loro egoismo, sono gli adulti finti che non abbandonano mai il palcoscenico dell’adolescente. Sono gli adulti che non sanno fare spazio ai propri figli.
L’amore adulto invece è quello che si lascia gettare nella terra, quello che sa accogliere il peso della zolla che lo sovrasta, l’amore adulto si lascia andare, si perde, si lascia trasformare. Sa che per dare vita deve diventare irriconoscibile. Nel fiore, il seme non si vede più, ma è dentro di lui. L’amore vero sa scomparire, non rivendica continuamente la sua visibilità. L’amore vero conosce l’irreversibilità, il seme che si è lasciato trasformare non può più tornare indietro. L’amore del seme o è per sempre o non è. Il seme dà la vita e non può più riprendersela.
Cristo è l’immagine dell’amore adulto, è colui che si perde fino in fondo, senza trattenere più nulla per se stesso. Si dona in modo irreversibile. Come l’olio del vasetto di alabastro spaccato e sprecato, Gesù dà la sua vita gratuitamente senza aspettarsi nulla in cambio.
Sulla nostra strada incontriamo anche coloro che ci aiutano a camminare per arrivare ad amare così. In fondo tutti noi abbiamo il desiderio di amare veramente fino in fondo. Tutti intravvediamo che possiamo vivere pienamente la vita solo se sappiamo perderci per qualcuno.
Nel testo del Vangelo alcuni greci esprimono il loro desiderio di vedere Gesù, vogliono conoscere il vero volto dell’amore, di cui forse hanno sentito parlare e che li ha affascianti, perché hanno intuito che lì c’è la pienezza della vita. È utile a volte cercare mediazioni che ci portino da Gesù, forse da soli non ne siamo capaci. A volte noi stessi siamo chiamati a farci mediatori, ad ascoltare l’anelito di chi cerca Dio.
Forse i greci non a caso chiedono a Filippo, egli infatti è di Betsaida di Galilea, una città di confine, egli sa pertanto cosa voglia dire essere lontano, sa come ci si sente ad essere esclusi. Filippo ha sperimentato lui stesso cosa voglia dire essere trovato, essere raggiunto, quando pensi di essere fuori dai circuiti della vita.
Come per i greci e come per il seme, ci sono tempi nella vita, passi che siamo chiamati a compiere. Anche per Gesù ci sono delle ore che si susseguono, momenti che costruiscono la sua scelta di donare la vita. Poi arriva l’ora suprema, il momento in cui la scelta si compie. Ma non è mai una scelta improvvisa, è una scelta preparata dalla sua continua adesione alla vita. Così anche noi siamo chiamati a vivere ogni momento guardando alla meta verso cui desideriamo camminare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Qual è il tuo modo di amare, un modo adulto o adolescenziale?
Ritrovi in te il desiderio di vedere Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
18
Marzo
2018
Qual è la stagione dell’amore?
commento di Gv 12, 20-33, a cura di Gaetano Piccolo SJ