Ecco l’umiltà. Non si mostra, non si afferma, non proferisce. Si avvicina al silenzio.
Casimiro De Brito
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18,9-14)
In quel tempo, Gesù disse ancora questa parabola per alcuni che avevano l’intima presunzione di essere giusti e disprezzavano gli altri: «Due uomini salirono al tempio a pregare: uno era fariseo e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. Digiuno due volte alla settimana e pago le decime di tutto quello che possiedo”. Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. Io vi dico: questi, a differenza dell’altro, tornò a casa sua giustificato, perché chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato».
Mi lascio ispirare
Apro con delicatezza la porta del tempio – la porta del mio cuore – ed entro silenzioso, in punta di piedi, nella pace di questo luogo. Ho bisogno di stare col Signore per un po’, chiedergli scusa, chiedergli aiuto e dirgli grazie perché c’è e mi ama. Camminando in punta di piedi tra i fasci di luce che illuminano il tempio, col cuore che batte forte, lascio che sia lui a parlare in silenzio e a portare alle orecchie e al cuore del Padre ciò che lo riempie, senza paura di essere sbagliato, senza paura di non saper come fare a parlare col Signore. Mi fermo sotto la croce, vicino ai suoi piedi e sotto i suoi occhi colmi d’amore. Con le mani aperte verso la croce che tutto illumina, lascio che il cuore parli con umiltà, semplice come la terra dei campi: “Signore, perdonami”. Pregare è questo: entrare in intimità col Signore e offrirgli ciò che più ci sta a cuore – nel cuore – restando umili, facendoci terra fertile, morbida e profumata, in cui la sua parola e il suo amore di padre possono trovar posto, radicarsi e germogliare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come vivo l’incontro col Signore?
Dietro quale porta del mio cuore vorrei trovare il Signore per chiedere perdono?
Cosa mi impedisce di tenere le mani aperte?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Marzo
2018
La voce nel silenzio
commento di Lc 18,9-14, a cura di Martina Pampagnin