Dice il Signore: «Considerate la miseria umana più grande della mia misericordia: ecco il peccato inammissibile…»
(Caterina da Siena)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 8,1-10)
Essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, Gesù chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò. Salì poi sulla barca con i suoi discepoli e andò dalle parti di Dalmanùta.
Mi lascio ispirare
Due capitoli dopo aver narrato la condivisione dei pani, l’evangelista Marco narra per la seconda volta una scena simile. Tutti noi, come i discepoli, abbiamo una fede debole e il Signore non si stanca di rinnovare la sua misericordia. Il “pane” della sua misericordia, della sua Parola e della sua stessa vita è sempre a disposizione. Il suo amore è più forte della mia incomprensione.
Gesù non vuole fare tutto da solo, chiede la collaborazione dei discepoli: “Quanti pani avete?”. Le poche cose che offrono i discepoli, in mano al Signore, diventano nutrimento per tutti. Le nostre piccolezze, le nostre doti, il nostro tempo, le nostre caratteristiche (che il nostro orgoglio ci fa apparire sempre insoddisfacenti) se messe nelle mani del Signore per il bene altrui… si moltiplicano!
Il vero miracolo non è il prodigio matematico (con sette pani si sfamano quattromila persone) ma la capacità di donarsi. Gesù “prese i pani… li spezzò e li dava”. Lui stesso si fa pane e chiama i discepoli a vivere la stessa logica.
Per tre volte si parla di sette pani/sette ceste; sette è il numero della pienezza. La logica del dono rende la vita “piena”.
Ogni volta che celebriamo l’Eucarestia ci rendiamo presenti al dono che Gesù fa di sé, per vivere anche noi con le sue logiche. Gesù congeda la folla dopo averla saziata. Non vuol “dominare” su nessuno; solo serve e poi fa camminare. E lui stesso continua il suo cammino, alla ricerca di ogni affamato.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
La relazione intima e matura con il Signore apre ad una maggiore attenzione ai fratelli. La ricerca di una relazione solo “intimistica” non per forza fa crescere nella sequela. E io dove mi colloco?
Cosa risuona in me quando leggo che alcuni della folla che segue Gesù “sono venuti da lontano”? Detto in altro modo: cosa risuona in me quando sento che Gesù spezza il pane anche per chi è “lontano” da me, perché mi antipatico, nemico, diverso…?
La mia preghiera e la mia vita spirituale mi aiutano ad alzare lo sguardo dal mio “ombelico” (i difetti che ho, le caratteristiche che non ho e che vorrei avere, le opportunità che non ho colto, ecc…) verso le necessità dei fratelli?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Febbraio
2018
Pane di vita
commento di Mc 8,1-10, a cura di Davide Saporiti SJ