La chiave per un buon ascolto non è la tecnica, è il desiderio.
Steeve Goodier
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3, 31-35)
Giunsero la madre di Gesù e i suoi fratelli e, stando fuori, mandarono a chiamarlo. Attorno a lui era seduta una folla, e gli dissero: «Ecco, tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle stanno fuori e ti cercano». Ma egli rispose loro: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Girando lo sguardo su quelli che erano seduti attorno a lui, disse: «Ecco mia madre e i miei fratelli! Perché chi fa la volontà di Dio, costui per me è fratello, sorella e madre».
Mi lascio ispirare
Intorno a Gesù ci sono differenti cerchi, differenti modi di seguirlo: troviamo il gruppo dei dodici, i 72 discepoli, gli altri che lo seguono, i simpatizzanti e la folla. Ognuno, più che scegliere, è scelto e nel rispondere alla chiamata viene collocato al suo posto.
Spesso noi vorremmo che fosse Gesù a rispondere alla “nostra chiamata”, che ci seguisse, che facesse la “nostra volontà”: è in questo modo che ci poniamo “fuori”, diventiamo automaticamente esclusi dalla cerchia di coloro che lo ascoltano.
Ascoltare vuol dire fare. Se uno ascolta e non fa, di conseguenza non ha ascoltato, ha semplicemente sentito, ha percepito dei suoni, ma non ha obbedito. L’obbedienza è un’azione di conseguenza all’ascoltare.
Essere dentro è ascoltare e fare, ma anche lasciarsi guardare. In quello sguardo circolare di Gesù c’è il volto di Dio che guarda ciascuno di noi con uno sguardo amorevole, misericordioso, accogliente, che vede in noi la bellezza che siamo e ci invita ad uscire allo scoperto, a non nasconderci negli angoli bui della vita. E questo sguardo ci dice che lui si è rivolto verso di noi, che possiamo chiamarlo, guardarlo in faccia e parlargli da amici.
Per entrare è necessario passare da una porta stretta – la porta dell’ascolto, del fare e del lasciarsi guardare – prima di poter accedere allo spazio sconvolgente di una reciprocità che si gioca ormai unicamente in Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale cerchio ti ritrovi? Sei fuori o dentro?
Il tuo ascoltare è anche fare?
Ti lasci guardare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Gennaio
2018
Ma sei fuori?
commento di Mc 3, 31-35, a cura di Claudio Rajola SJ