Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini,
e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini.
1Cor 2, 25
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 3,20-21)
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé».
Mi lascio ispirare
«È fuori di sé!», una delle più belle definizioni che si diano di Gesù nei Vangeli. Non è mai riportata tra i titoli cristologici, eppure dice molto bene il senso profondo dell’essere Cristo.
In fondo chi è il Cristo se non un Dio che ama l’uomo alla follia e per questo si fa addirittura come lui? Un Dio che è pazzo dell’uomo e si mette a tavola con lui. Un Dio frugale, alla mano, un Dio che quasi non è più Dio. O almeno non è a misura delle logiche umane. E però si fa a misura d’uomo!
All’inizio della storia della salvezza, questo stesso Dio chiede ad Abramo di uscire dalla sua terra e dalla casa di suo padre. In questo episodio di Nazaret prendiamo consapevolezza che il primo ad uscire, però, è Lui stesso.
Esce fuori di sé, esce dalla sua intoccabile divinità e si mette a tavola con l’uomo. Un Dio che si fa toccare, avvicinare, è troppo anche per parenti benpensanti. È troppo anche per noi, che vorremmo che Dio facesse il dio, il superman. Lui invece decide di essere un Dio fuori di testa, fuori di sé, fuori da ogni logica.
È un Dio folle, e non ha paura di sembrarlo per salvaguardare la sua immagine. È “eccentrico” perché il suo amore per l’uomo deborda al punto da svuotarsi per dare a questo stesso uomo quello che ha: Se stesso! Questo crea il problema, perché è un Dio disinteressato, e quindi fuori da ogni “grazia di Dio”, ma se rispondesse alle logiche umane che Dio sarebbe?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Anche la mia è una fede “ragionevole”? È una fede accomodata?
Scendo a compromessi con il “buon senso” umano?
Da cosa vorrei uscire, oggi, per rispondere alla Sua logica invece che alla mia?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
20
Gennaio
2018
Un Dio fuori di testa
commento di Mc 3,20-21, a cura di Michele Papaluca SJ