- Dr. Diotaiuti: Se avessi cento miliardi dove andrebbero a finire? Investiti!
- Benigno: E che vuoi lasciare cento miliardi ignudi!?
(Roberto Benigni, Tu mi turbi)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 19, 11-28)
In quel tempo, Gesù disse una parabola perché era vicino a Gerusalemme e i discepoli credevano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile stirpe partì per un paese lontano per ricevere un titolo regale e poi ritornare. Chiamati dieci servi, consegnò loro dieci mine, dicendo: Impiegatele fino al mio ritorno. Ma i suoi cittadini lo odiavano e gli mandarono dietro un’ambasceria a dire: Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi. Quando fu di ritorno, dopo aver ottenuto il titolo di re, fece chiamare i servi ai quali aveva consegnato il denaro, per vedere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: Signore, la tua mina ha fruttato altre dieci mine. Gli disse: Bene, bravo servitore; poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città. Poi si presentò il secondo e disse: La tua mina, signore, ha fruttato altre cinque mine. Anche a questo disse: Anche tu sarai a capo di cinque città. Venne poi anche l’altro e disse: Signore, ecco la tua mina, che ho tenuta riposta in un fazzoletto; avevo paura di te che sei un uomo severo e prendi quello che non hai messo in deposito, mieti quello che non hai seminato. Gli rispose: Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi. Disse poi ai presenti: Toglietegli la mina e datela a colui che ne ha dieci. Gli risposero: Signore, ha già dieci mine! Vi dico: A chiunque ha sarà dato; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici che non volevano che diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me». Dette queste cose, Gesù proseguì avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.
Mi lascio ispirare
Che cosa è successo all’ultimo servo menzionato dal Vangelo di oggi? Perché ha tenuto nascosta la moneta d’oro ricevuta in un fazzoletto? Davanti al suo Signore, è egli stesso a confessarne il motivo: “avevo paura di te, che sei un uomo severo”. Egli infatti pensava che lo sguardo del Signore fosse fisso non sulle sue potenzialità, ma sui suoi potenziali errori.
Invece gli altri servi hanno potuto portare frutto, ciascuno secondo la propria misura, perché avevano una diversa immagine del proprio padrone: non di uno che ti dà per fregarti, ma uno che ti dà perché si fida di te. Un padrone felice di trovare qualcuno che collabori con lui.
Facciamo attenzione dunque alla nostra immagine di Dio, purifichiamola contemplando ciò che Dio ha reso visibile di se stesso – ovvero la persona di Gesù Cristo. Contemplando il dono che egli ha fatto di sé sulla croce siamo posti di fronte al mistero di un’abbondanza di amore che ci raggiunge prima che possiamo fare qualcosa per meritarlo.
Questa è la moneta che abbiamo gratuitamente ricevuto dalla Buona Notizia di Gesù. Questo è lo stampo sul quale siamo chiamati a modellare la nostra personale immagine di Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che caratteristiche ha la mia immagine di Dio?
Cosa posso fare per purificarla?
In cosa trovo l’amore abbondante del Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
22
Novembre
2017
Il mio tesoro…
commento di Lc 19, 11-28, a cura di