El hombre es criado para alabar, hacer reverencia y servir a Dios nuetro Señor.
L'uomo è creato per lodare, riverire e servire Dio nostro Signore.
Ignazio di Loyola
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17, 7-10)
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: «Vieni subito e mettiti a tavola»? Non gli dirà piuttosto: «Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu»? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare».
Mi lascio ispirare
Quello a servire inutilmente è un invito difficile da accogliere, specialmente per chi spesso inciampa nell’ottica del do ut des, del fare “perché così verrò visto da chi vorrei mi vedesse”, “perché il mio agire verrà riconosciuto” con una lode, con un voto eccellente, con un applauso. Per noi che viviamo questa dinamica, le parole che oggi il Vangelo ci offre hanno al primo assaggio un gusto aspro, fastidioso, alle volte bruciante. Tuttavia, se le lasciamo scendere nel nostro cuore, ci accorgeremo che esse hanno un gusto completamente diverso: dolce e rotondo.
Essere servi inutili significa sentirsi chiamare per nome dal proprio signore, presentarsi al suo cospetto così come si è – magari ancora sporchi della terra appena arata –, e col cuore tondo di gioia per essere stati chiamati, rispondere sì. Significa mettere a servizio dei nostri fratelli quei doni di cui il Signore ci ha impreziositi, l’amore in primis.
Servire è portare in dono ciò che si ha – tempo, cure, attenzioni, amore – lì dove il Signore ci chiama ad operare, restando fedeli alla sua parola e felici di poter essere inutilmente servi suoi. Stringiamoci le vesti ai fianchi, dunque, e mettiamoci al servizio del Signore con gioia piena.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Se quello che faccio è la mia parte, come vivo l'inutilità di essa?
In quale ambito della mia vita vorrei sentirmi riconosciuto?
Cosa provo nel sapere di essere conosciuto per quello che sono, senza dover raggiungere l'utile?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Novembre
2017
Io mi inquino ai vostri piedi!
commento di Lc 17, 7-10, a cura di Martina Pampagnin