Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo ()
“Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace, non so più dire da quanto sento angoscia o pace, coi sensi tesi fuori dal tempo, fuori dal mondo sto ad aspettare che in un sussurro di voci o vento qualcuno venga per domandare…” ( …
Mi lascio ispirare
“Sono da secoli o da un momento fermo in un vuoto in cui tutto tace,
non so più dire da quanto sento angoscia o pace,
coi sensi tesi fuori dal tempo, fuori dal mondo sto ad aspettare
che in un sussurro di voci o vento qualcuno venga per domandare…”
(Francesco Guccini)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Siate pronti, con la cintura ai fianchi e le lucerne accese;
siate simili a coloro che aspettano il padrone quando torna dalle nozze, per aprirgli subito, appena arriva e bussa.
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli.
E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». (Lc 12,35-38)
Il gesto di “cingersi le vesti” è il gesto di chi ha da fare, un po’ come l’attuale “rimboccarsi le maniche”: mettere “la cintura ai fianchi” ci rende pronti a partecipare, liberi nel muoversi. Gesù racconta due tipi di attesa: da una parte c’è chi deve star fermo per accogliere ciò che (o chi) arriva e bussa; dall’altra chi è in cammino, che ha urgenza di arrivare per condividere la propria gioia, per trovar riposo e pace.
La tensione fra queste due attese permane sino a notte fonda, quando i rumori si placano, la luce manca e le ombre si allungano: la notte è il momento in cui ci assalgono la stanchezza, lo scoraggiamento e l’angoscia che provoca il buio! In questo buio, “cingersi i fianchi” per prendersi cura della casa, della propria persona e degli altri, mantenere alta la luce della fiducia e della speranza, permette di vincere l’attesa.
Gesù ci invita ad essere pronti e svegli, ad allargare gli orizzonti delle nostre prospettive, a confidare in Lui come Signore della festa, del nutrimento e della realizzazione. Alla fine del racconto il padrone di casa, contento di aver trovato i suoi, svegli e pronti, prepara un banchetto e si mette a servire: la situazione è totalmente ribaltata!
Non cedere all’inerzia ci consente di lasciarci coinvolgere, non perdere le speranze ci permette di cogliere l’invito a vivere pienamente la vita e ad amarla sapendo che, anche nelle fasi più buie, si cela una buona notizia, una bella novità non-più-attesa.
- Verso dove sono pronto a partire, con la cintura ai fianchi?
- Quanto sono disposto ad allargare le mie prospettive?
- Come risveglio il mio tono spirituale quando mi addormento?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Ottobre
2017
24/10 – Quanto resta della notte?!
commento di , a cura di Rete Loyola (Bologna)