Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
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Noi siamo ciò che temiamo di apparire. (Aaron Haspel) In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi …
Mi lascio ispirare
Noi siamo ciò che temiamo di apparire.
(Aaron Haspel)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti». (Mt 22,1-14)
La parabola che Gesù racconta va a toccare la nostra immagine distorta di Dio. Un Dio buono, generoso, paziente…ma fino a un certo punto. Il Dio della parabola è un re entusiasta per la festa del figlio, ma di fronte al rifiuto degli invitati si irrigidisce e agisce per ripicca, si vendica, punisce. Il suo rivolgersi ai più poveri non è per compassione, bensì per reagire al rifiuto dei suoi amici. E poi si aggira in mezzo al banchetto cercando coloro che non ne sono degni e butta fuori chi non ha un vestito buono. Può un poveraccio che vive per strada avere un vestito adatto per quella festa?
Oggi Gesù ci tocca sul vivo. Invita a guardare come ci comportiamo perché il nostro modo di agire rivela l’immagine del Dio in cui crediamo. Ogni volta che mettiamo in atto un comportamento aggressivo, vendicativo, giudicante è perché crediamo che il nostro Dio si comporti in quel modo con noi e ci sentiamo legittimati a fare lo stesso.
Ma il Dio della parabola non è il Dio di Gesù Cristo. Corrisponde piuttosto all’immagine distorta di Dio che mi porto dentro e che poi proietto, consapevolmente o meno, nel mio modo di trattare le persone intorno a me. Perché, in fondo, siamo fatti a sua immagine e somiglianza. E nell’immagine di quel Dio ci giochiamo la vita.
Rifletto sul mio modo di relazionarti.
- Come sto trattando le persone intorno a me?
- Cosa posso dire della corrispondente immagine di Dio che mi porto dentro?
- Che differenza c’è rispetto al Dio di Gesù Cristo?
P. Flavio E. Bottaro SJ
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Ottobre
2017
15/10 – L'immagine è tutto…
commento di , a cura di Rete Loyola (Bologna)