Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
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a cura di P. Nicola Bordogna, gesuita Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Paul Xardel Natività di San Giovanni Battista Lc 1, 5-17 Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di no …
Mi lascio ispirare
a cura di P. Nicola Bordogna, gesuita
Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Paul Xardel
Natività di San Giovanni Battista
Lc 1, 5-17
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni.
Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso.
Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto».
GIOVANNI: significa ‘dono di Dio’ o ” Dio ha avuto Misericordia’. La festa di oggi ci invita a soffermarci su di un aspetto della nostra vita al quale non eravamo presenti: quando i nostri genitori hanno scelto il nostro nome.
La scelta del nome di un figlio è una scelta quanto mai importante: il nome segnerà tutta la vita del figlio. Il nome non indica solo la nostra identità, ma è il preludio di ogni nostra relazione. La prima domanda che poniamo quando conosciamo qualcuno non“Come ti chiami?”.
Il nome è possibilità di conoscere e di conoscersi, di riconoscere e di riconoscersi. Possibilità che è la nostra, porta il nostro nome, ma al tempo stesso ci è consegnata da chi lo ha scelto per noi. Il nome è una possibilità che diventa responsabilità: perché quel nome? E non un altro? Perché Giovanni?
Giovanni viene chiamato, appunto, Giovanni da Elisabetta e Zaccaria non sulla base di un criterio di gusto o in base alla tradizione, ma come segno di riconoscimento e riconoscenza della fedeltà di Dio ad una promessa.
Questi due anziani genitori riconoscono e desiderano riconoscere per tutta la vita, ogni volta che chiameranno il loro figlio per svegliarlo la mattina, per farlo venire a tavole, per salutarlo prima di andare a dormire, la fedeltà di Dio alla sua promessa di vita.
Buona giornata!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
24
Giugno
2014
GET UP and WALK 24/06 Lc 1,5-17 RICEVERE il NOME: Il nome è una possibilità che diventa responsabilità
commento di , a cura di Rete Loyola (Bologna)